Un recente studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, ha evidenziato un legame tra il consumo di carne rossa lavorata e un aumento del rischio di declino cognitivo e demenza. I risultati suggeriscono che modificare la dieta potrebbe avere un impatto significativo sulla salute del cervello, promuovendo opzioni alimentari più sane.

Secondo la ricerca, la carne rossa lavorata – come pancetta, salsicce, mortadella e salumi – è associata a un rischio maggiore di problemi cognitivi rispetto alla carne rossa non lavorata (manzo, maiale, agnello, hamburger). Questo perché i grassi saturi, presenti in abbondanza nella carne rossa, sono noti per aumentare il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, entrambe condizioni legate a una salute cerebrale ridotta.

Lo studio, guidato dal Dr. Dong Wang del Brigham and Women’s Hospital di Boston, ha analizzato i dati di 133.771 persone con un’età media di 49 anni. Questi partecipanti, seguiti per un massimo di 43 anni, hanno compilato regolarmente diari alimentari. I risultati indicano che chi consumava almeno 0,25 porzioni giornaliere di carne rossa lavorata aveva un rischio di sviluppare demenza superiore del 13% rispetto a chi ne consumava meno di 0,10 porzioni al giorno.

A differenza della carne lavorata, il consumo di carne rossa non lavorata non sembra essere associato a un aumento significativo del rischio di demenza. Tuttavia, un consumo elevato (oltre una porzione al giorno) è stato collegato a un rischio maggiore del 16% di declino cognitivo soggettivo rispetto a chi ne mangiava meno di mezza porzione al giorno.

La buona notizia è che ridurre il consumo di carne rossa lavorata e sostituirla con fonti proteiche più sane potrebbe migliorare significativamente la salute cognitiva. Lo studio ha rilevato che:

  • Sostituire una porzione giornaliera di carne lavorata con noci e legumi riduce il rischio di demenza del 19%.
  • Sostituirla con il pesce porta a una riduzione del rischio del 28%.
  • Scegliere il pollo invece della carne lavorata riduce il rischio del 16%.

Questi cambiamenti alimentari potrebbero inoltre rallentare l’invecchiamento cognitivo, contribuendo a preservare memoria e capacità di ragionamento.

Nonostante i risultati promettenti, lo studio presenta alcune limitazioni. I partecipanti erano principalmente operatori sanitari bianchi, il che potrebbe influenzare la generalizzabilità dei risultati ad altre popolazioni. Inoltre, saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare queste conclusioni in gruppi più diversificati.

Comunque, ridurre il consumo di carne rossa lavorata e preferire alternative più sane potrebbe essere una strategia efficace per promuovere la salute del cervello e prevenire il declino cognitivo. Come suggerisce il Dr. Wang, includere queste raccomandazioni nelle linee guida dietetiche potrebbe rappresentare un passo importante per sostenere la salute cognitiva a lungo termine.