Non era ben chiaro, inizialmente, che cosa avesse deciso di fare la Cina dopo che, alle 4:01 ora di Washington, gli Stati Uniti avevano effettivamente confermato di aumentare i dazi sull'importazione di alcuni prodotti cinesi per un valore di 34 miliardi di dollari.

Ma a togliere ogni dubbio è arrivata poi la dichiarazione ufficiale del ministero del commercio cinese che ha confermato quanto già il suo portavoce aveva anticipato giovedì. Anche Pechino ha aumentato i dazi per l'ingresso di alcuni prodotti americani in Cina per un importo di pari valore: 34 miliardi di dollari. Quindi, ad esempio, l'importazione di auto, soia, sorgo, astici, cotone costerà il 25% in più.

Alcuni rappresentanti repubblicani al Congresso Usa non hanno accolto favorevolmente la decisione di Trump, dichiarando che questa politica non solo danneggerà i fornitori americani, ma anche gli stessi consumatori, auspicando che alla risposta cinese non ci sia una contro replica statunitense.

Ma Trump non sembra dello stesso avviso, tanto che giovedì, dialogando con alcuni giornalisti a bordo dell'Air Force One, ha fatto intendere di voler continuare nella sua politica di aumento dei dazi sulle importazioni cinesi, considerando l'ampio margine di manovra offerto dal deficit commerciale americano, nei confronti di Pechino, di 375 miliardi di dollari.

Il presidente degli Stati Uniti non mostra neppure alcun segno di preoccupazione per le prossime elezioni di novembre che interessa molti seggi del Congresso Usa. I dazi sulle importazioni cinesi, infatti, stanno danneggiando sia produttori agricoli che aziende manifatturiere, anche in quegli Stati che hanno contribuito alla vittoria di Trump. Attualmente, i repubblicani hanno la maggioranza sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti.