Nelle ultime 48 ore a Doha, alti funzionari dei nostri governi hanno tenuto intensi colloqui in qualità di mediatori, con l'obiettivo di concludere l'accordo per un cessate il fuoco e il rilascio di ostaggi e detenuti. Questi colloqui sono stati seri e costruttivi e si sono svolti in un'atmosfera positiva. In precedenza, oggi a Doha, gli Stati Uniti, con il supporto di Egitto e Qatar, hanno presentato a entrambe le parti una proposta ponte coerente con i principi stabiliti dal Presidente Biden il 31 maggio 2024 e con la Risoluzione n. 2735 del Consiglio di sicurezza. Questa proposta si basa su aree di accordo della scorsa settimana e colma le lacune rimanenti in modo da consentire una rapida attuazione dell'accordo.   Nei prossimi giorni i team di lavoro proseguiranno il lavoro tecnico sui dettagli dell'attuazione, comprese le modalità per attuare le ampie disposizioni umanitarie dell'accordo, nonché gli aspetti specifici relativi agli ostaggi e ai detenuti.I funzionari senior dei nostri governi si riuniranno di nuovo al Cairo prima della fine della prossima settimana con l'obiettivo di concludere l'accordo secondo i termini proposti oggi. Come hanno affermato i leader dei tre paesi la scorsa settimana, "Non c'è altro tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e i detenuti, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo".Ora è stato tracciato il percorso per raggiungere questo risultato: salvare vite umane, portare sollievo alla popolazione di Gaza e allentare le tensioni nella regione.

Questo il testo della dichiarazione congiunta diffusa venerdì dai mediatori di Stati Uniti, Egitto e Qatar dopo il vertice che si è concluso a Doha e che, in base a quanto è stato comunicato, rimanda ancora almeno di una settimana la possibilità di un cessate il fuoco a Gaza.

Prima del nuovo incontro, il segretario di Stato USA, Blinken, si recherà in Israele, mentre il Washington Post ha citato un funzionario israeliano che ha affermato che giovedì erano stati compiuti progressi nei negoziati. 

Se tutto questo possa essere riassunto come positivo per una soluzione al conflitto in corso nella Striscia si potrà capire solo nei prossimi giorni, anche in relazione a quello che accadrà.

Infatti, da una parte vi è la possibilità che l'Iran decida di dar seguito alla rappresaglia militare annunciata in risposta all'assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran, dall'altra vi è invece la certezza che Israele continuerà nel proseguire il genocidio dei palestinesi a Gaza, a Gerusalemme est e in Cisgiordania... che di per sé è un modo curioso per intavolare delle trattative per un cessate il fuoco.

In una dichiarazione di queste ore l'UNRWA [1] ha rimarcato che le autorità israeliane hanno emesso nuovi ordini di evacuazione, persino all'interno della cosiddetta "zona umanitaria":

"Ancora una volta, la paura si diffonde perché le famiglie non hanno un posto dove andare. Le persone rimangono intrappolate in un incubo senza fine di morte e distruzione su una scala sconcertante".

Secondo l'OCHA [2], circa 305 kmq, ovvero quasi l'84% della Striscia di Gaza, sono stati sottoposti a ordini di evacuazione da parte dell'esercito israeliano.



[1]
Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente - United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East

[2] Ufficio per gli affari umanitari - Office for the Coordination of Humanitarian Affairs