"L'ufficio del Comitato internazionale della Croce Rossa a Gaza, circondato da centinaia di civili sfollati che vivono nelle tende, è stato danneggiato da proiettili di grosso calibro caduti nelle vicinanze".

Questo è quanto comunicava ieri il Comitato Internazionale della Croce Rossa subito dopo il bombardamento di una parte della tendopoli di al-Mawasi, aggiungendo che 

"22 corpi e 45 feriti sono stati portati al vicino ospedale da campo della Croce Rossa".

Il bilancio dell'attacco, però, nel corso delle ore successive ha registrato un notevole aumento del numero delle vittime, con 45 morti e 50 feriti, secondo le autorità palestinesi.

Come di consueto, Israele nega qualsiasi responsabilità rispetto a quanto accaduto, con l'IDF che ha dichiarato "non siamo stati noi". Dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, visto quante volte siano state smentite... anche per fatti precedenti alle conseguenze di quanto accaduto il 7 ottobre.

Sabato mattina, l'esercito israeliano ha preso di mira un quartiere residenziale nel campo profughi di Shati, nella parte occidentale di Gaza City, luogo dove ai palestinesi del nord, in particolare quelli dei campi profughi di Jabalia e Beit Lahiya, è stato detto di cercare rifugio a seguito delle operazioni di Jabalia.

Alcuni edifici residenziali sono stati completamente e parzialmente distrutti. I soccorritori, con l'aiuto dei civili, stanno cercando tra le macerie per soccorrere eventuali sopravvissuti. Le prime vittime stanno arrivando all'ospedale di Al-Aqsa.

Israele sta riattaccando le aree in cui ha operato, nonostante in passato abbia dichiarato di essere riuscita a controllare militarmente la parte settentrionale ella Striscia.