Roberto Gualtieri, dopo esser divenuto sindaco di Roma, non si è dimesso dall'incarico e rimane sindaco. Invece, Carlo Calenda, quello che fa politica rinfacciando sempre qualcosa da rimproverare all'avversario di turno, sconfitto alle amministrative, ma eletto consigliere comunale, ha deciso di dimettersi dall'incarico.

«Potrei rimanere eurodeputato e fare il consigliere - ha scritto su Twitter, suo megafono social preferito - ma non lo farò. Come ho detto ai romani prima del voto. Cederò il mio posto a Francesco Carpano che è stato il coordinatore del programma e che merita di entrare in consiglio. Andate a vedere il suo profilo. È un giovane fuoriclasse».

Perché Calenda non parteciperà alle riunioni del Consiglio comunale della capitale se può continuare a prendere lo stipendio da parlamentare europeo? Perché deve fare propaganda per promuovere se stesso come ennesimo nuovo uomo partito che andrà ad arricchire - si fa per dire - l'offerta politica italiana. 

Così il suo nome comparirà sotto quello di Azione e lui inizierà a girare l'Italia in lungo e in largo per promuoversi suonando i campanelli alle case degli italiani che adesso sono avvertiti... all'uscio potrebbero trovarsi non più solo i testimoni d Geova, ma anche Carlo Calenda.

Dopo le sue dimissioni da consigliere, sono arrivate anche quelle di Enrico Michetti, ex candidato sindaco di Roma del centrodestra, "asfaltato" al ballottaggio da Gualtieri.

Ecco perché si è dimesso, in base a quanto da lui dichiarato all'Adnkronos 

«La mia decisione di dimettermi dalla carica di consigliere comunale nasce dalla sempre più pressante consapevolezza dell'importanza di continuare ad assicurare in via prioritaria - nell'attuale contesto storico politico ed economico amministrativo - la formazione, l'aggiornamento e l'assistenza ad amministratori e funzionari pubblici. Un ambito a cui dedicherò il massimo impegno per proseguire il percorso di valorizzazione delle risorse umane della Pubblica Amministrazione. In tal modo, anche nella qualità di Presidente della Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, potrò continuare ad offrire un contributo civico alla buona amministrazione, indubbiamente superiore rispetto a quanto potrei garantire ove assumessi il ruolo politico di consigliere di opposizione.Nel ringraziare infinitamente tutti coloro che mi hanno sostenuto resterò, con pieno senso di responsabilità, sempre e comunque a disposizione di Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali».

Eccone un altro che, non avendo vinto, rispetta i cittadini che lo hanno votato con tale scelta.

E Virginia Raggi, l'ex sindaca di Roma, si è dimessa pure lei? No. Colei che è stata definita incapace, inconcludente, inesperta, disastrosa, confusionaria... e chi più ne ha, più ne metta... non si è dimessa e ha promesso di svolgere il proprio ruolo di consigliere in base a quanto deciso dai romani nelle urne. E meno male la Raggi doveva rappresentare il peggio del peggio.

Come commentare le scelte di Calenda e Michetti? Con le parole con cui Maria Teresa Bellucci, deputata romana di Fratelli d'Italia, ha commentato le dimissioni di Calenda:

«Le dimissioni di Calenda dalla carica di consigliere comunale sono la conferma di quanto la sua campagna elettorale fosse solo un costoso passatempo, funzionale al raggiungimento di propri obiettivi esclusivamente individuali e del Partito Democratico davanti al quale si è genuflesso. Ha fatto una campagna elettorale a uso e consumo dei media portando avanti uno storytelling inesistente, poiché il suo fine non era quello di rappresentare i cittadini ma di usarli per alimentare la sua smania di protagonismo. Se avesse avuto realmente a cuore i bisogni e la tutela dei romani, e se avesse rispettato chi ha creduto in lui votandolo, avrebbe onorato il suo mandato in Campidoglio.Nonostante non vi sia alcuna incompatibilità con il ruolo di europarlamentare, Calenda annuncia bellamente che non siederà in Campidoglio. Una totale mancanza di rispetto di da parte di chi evidentemente si era candidato, illudendo molti romani, solo per reclamare una posizione di rilievo sul tavolo della politica nazionale. Uno stile molto diverso da quello di Giorgia Meloni che per cinque anni nonostante i suoi molteplici impegni ha onorato quello assunto con i cittadini romani, rimanendo consigliera di opposizione e regalando anche interventi e atti memorabili come quelli sulla riforma della Capitale».

Adesso, si attende il suo commento in relazione alle dimissioni di Michetti, anche se quello precedente, dopo aver sostituito qualche nome calza comunque altrettanto a pennello.