Non ci poteva essere un modo migliore per festeggiare il primo compleanno del libro "Fascismo: stato sociale o dittatura?" di quello offerto dagli amici siciliani a Piedimonte Etneo (CT). Sabato 11 giugno, infatti, nella bella sala del Museo della musica del sopracitato comune, abbiamo tenuto una conferenza sul testo che Martina Mussolini, Andrea Piazzesi ed il sottoscritto hanno redatto a seguito di appassionanti ricerche. Al tavolo dei relatori sedevano Pino Manoli, nella veste di moderatore, l'avvocato Nando Gambino, il sindaco Ignazio Puglisi , Salvatore Maltese e chi scrive queste note, unico autore, in quanto Andrea Piazzesi non ha potuto intervenire per motivi di salute e Martina Mussolini perché, come tristemente noto, salita in cielo dopo una lunga malattia il 21 gennaio scorso. A lei è stato dedicato un bel pensiero da Salvatore Maltese all'inizio della serata. Quindi si è passati all'esposizione dei contenuti del libro che è completamente incentrato sulla Carta del lavoro, ritenuta dagli autori come il documento più importante del Ventennio. Questa composta da 30 dichiarazioni dette le linee guida affinché il Governo fascista, a seguito di un'opportuna delega ottenuta dal Parlamento, potesse emettere dei decreti legislativi che sancirono un nuovo modo di lavorare nella nostra penisola. La volontà dei fascisti, infatti, era quella di uscire dal sistema economico liberista, il quale non concedeva alcuna garanzia al lavoratore, permettendo che il solo imprenditore fosse arbitro dei rapporti con le sue maestranze, assunte solo per faticare. Il Fascismo stabilì proprio con la Carta del lavoro, che dovesse essere lo Stato a regolare i rapporti fra i datori di lavoro e i lavoratori tutelando i diritti di tutte queste figure. Poi la disamina dei relatori è passata sull'analisi del titolo, "Fascismo: stato sociale o dittatura?". E' stato dimostrato come solo il primo di questi due elementi, cioè lo stato sociale, possa essere riconducibile alla politica fascista, al contrario della dittatura in quanto la funzione di Mussolini fu quella di capo del Governo e non di dittatore. Per quel ruolo il Duce ebbe nel 1922 la nomina dal Re, secondo la legge di quel tempo che era rappresentata dagli articoli 5 e 65 dello Statuto Albertino. Questo Statuto portò all'insediamento di 30 presidenti del Consiglio dei Ministri dal 1861 al 1946 e di questi Mussolini fu il ventisettesimo. Ed a norma dell'art. 3 sempre quello Statuto stabiliva che le leggi dovevano essere approvate dal Parlamento e firmate dal Re per poter essere promulgate: dov'è quindi il Mussolini dittatore che da solo decideva le sorti dell'Italia? Questa è la domanda-riflessione che pone il libro, tesa a sfatare 70 anni di storiografia ufficiale che dipinge il Fascismo come una dittatura oppressiva. Chi scrive ringrazia ancora una volta gli amici siciliani per la possibilità che hanno offerto di portare buona acqua al mulino della verità.

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Edoardo Fantini