"Ho il diritto assoluto di dichiarare lo stato emergenza nazionale. Non sono ancora pronto a farlo, ma se dovessi farlo lo farò... potrei farlo. Così non va, probabilmente lo farò. Direi... quasi sicuramente."
Quelle sopra riportate non sono le dichiarazioni del ministro Toninelli, bensì, ed è ancora più preoccupante, del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dichiarazioni rilasciate poco prima della partenza per McAllen, Texas, una località che si trova nella valle del Rio Grande sul confine con il Messico.
Accompagnato dai senatori John Cornyn e Ted Cruz, Trump farà visita ad una stazione che ospita una pattuglia di confine e, successivamente, parteciperà poi ad una tavola rotonda sull'immigrazione e la sicurezza delle frontiere insieme a sindaci, giudici, personale delle forze dell'ordine ed altri soggetti incaricati della sicurezza dei confini.
Ieri, alla Casa Bianca Trump ha avuto un incontro con i democratici per verificare la possibilità di raggiungere un accordo sul mancato finanziamento al muro (per la costruzione del quale il presidente ha chiesto 5,7 miliardi di dollari) che ha causato la chiusura di un quarto delle attività del governo federale, arrivata oggi al 20esimo giorno - tanto che si avvia a diventare la più lunga nella storia degli Stati Uniti - con centinaia di migliaia di impiegati pubblici che lavorano senza stipendio o che sono stati fatti rimanere a casa.
La riunione è terminata dopo soli 14 minuti. I democratici hanno chiesto a Trump di riaprire gli uffici federali chiusi in seguito allo "shutdown". Trump, allora, ha chiesto al presidente della Camera Nancy Pelosi, presente all'incontro se, nel caso lui avesse accettato di rifinanziare le attività federali chiuse da fine dicembre, lei avrebbe finanziato il muro. Nancy Pelosi ha risposto di no.
A quel punto, Trump ha sbattuto la mano sul tavolo ed è uscito, facendo terminare all'istante la riunione con un nulla di fatto.
Nel caso in cui Trump dichiarasse lo stato di emergenza per la costruzione del muro, il Congresso non avrebbe più il controllo su quella voce di spesa i cui fondi, probabilmente, verrebbero reindirizzati al Dipartimento della Difesa.
La conseguenza immaginabile è che la mossa di Trump farebbe scattare una battaglia legale sulla presunta legittimità della scelta e, alla fine, sarebbero i giudici a decidere della costruzione del muro. Un risvolto che non parrebbe entusiasmare anche alcuni tra i parlamentari repubblicani.
Nel frattempo, venerdì circa 800mila impiegati federali - tra cui anche gli agenti di pattuglia alle frontiere e gli addetti alla sicurezza degli aeroporti - non verranno pagati, nonostante finora abbiano continuato a lavorare.