"Partendo dal caso della Campania, c'è un tema di metodo. Gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione per capire in base all'articolo 122 della Costituzione se la materia competesse allo Stato o alle Regioni. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi lo Stato nazionale. Per questo al Cdm di oggi impugniamo la legge della regione Campania".
Nella conferenza stampa di fine anno, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riacceso il dibattito sul terzo mandato per i presidenti di Regione, innescando uno scontro istituzionale, direttamente con il presidente della Campania Vincenzo De Luca, che nel novembre 2024 aveva fatto approvare in Consiglio regionale una legge in tal senso, e indirettamente con quello del Veneto Luca Zaia, che sta monitorando il confronto perché è sua intenzione candidarsi per un nuovo mandato alla guida del Veneto.
La normativa campana, approvata il 5 novembre 2024, introduce un calcolo dei mandati a partire dall'entrata in vigore della legge stessa, escludendo i periodi già svolti da De Luca tra il 2015 e il 2020. Questo approccio, simile a quello adottato in Veneto nel 2020 per consentire a Luca Zaia di candidarsi per un terzo mandato, consentirebbe al Governatore della Campania di ripresentarsi alle prossime elezioni.
Tuttavia, la legge ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale, spingendo il governo ad avviare una verifica basata sull'articolo 122 della Costituzione, che regola la competenza legislativa delle Regioni in materia elettorale. Secondo Palazzo Chigi, la norma viola i principi fondamentali dello Stato. La procedura di impugnazione, disciplinata dall'articolo 127 della Costituzione, consente al governo di contestare leggi regionali che eccedano le competenze delle regioni. Il governo Meloni ha agito sul filo del rasoio, depositando il ricorso nell'ultimo dei sessanta giorni previsti dalla Costituzione, a partire dalla pubblicazione della legge, avvenuta l'11 novembre 2024.
Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso del governo, De Luca verrebbe escluso dalla possibilità di candidarsi per un nuovo mandato. Inoltre, la decisione della Consulta si estenderebbe oltre i confini campani, mettendo a rischio anche i piani di altri presidenti regionali, in particolare quelli della Lega come Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, che si sono già espressi contro la decisione di Palazzo Chigi.
Così Luca Zaia, ieri, si era espresso sulla questione in una intervista all'emittente locale Rete Veneta: "Ho svolto il mio mandato col cuore e se ho fatto bene o male lo giudicheranno poi i veneti, cui credo però di aver restituito l'orgoglio di vivere in una regione che durante i miei anni ha riguadagnato una certa reputazione a livello nazionale e internazionale. Una cosa che mi inorgoglisce perché ho lavorato a questo obiettivo sin dal mio primo giorno.Sono sempre candidato a tutto [in riferimento ad un incarico nell'attuale governo], ma intanto io finisco questo mandato e solo dopo deciderò cosa fare. Una decisione che prenderò solo dopo che tutti gli altri avranno deciso che fare e anche in funzione di quello che accadrà nei prossimi mesi".
Come è evidente, l'impugnazione della legge campana davanti alla Consulta [che è data per scontata anche se formalmente deve ancora essere approvata, visto che il CdM si riunirà dopo le 18] finirà per creare ulteriori tensioni tra Meloni e Salvini, con quest'ultimo che si aggrappa a tutto per ottenere maggiore visibilità rispetto alla premier, finendo sempre per collezionare figuracce e tirate d'orecchie.
Dopo che gli è stata negata la possibilità di tornare al Viminale, adesso il povero Matteo deve ingoiare il divieto di un ulteriore mandato a Zaia (da lui ritenuto un possibile competitor a livello nazionale e per questo vuole farlo rimanere in Veneto)... senza dimenticare il rapporto con Trump, che lui vuol dimostrare di avere indossando una cravatta rossa (siamo a Carnevale e i bimbi in questo periodo sono soliti mascherarsi), mentre Meloni lo ha chiamandolo direttamente al telefono.
Inutile aggiungere che tutto questo finirà per pesare sulla maggioranza.