Dai poveri ai più poveri la multiculturale nazione sudamericana sta facendo i conti con le terribili conseguenze della pandemia da Covid-19.
È l'analisi che il docente di Scienze Umane Marco Francesco Eramo, pone all'attenzione di tutti.
A pagarne maggiormente gli effetti però - asserisce Eramo - è la capitale Lima che non solo deve provvedere alla crisi economica perpetrata in seguito alle continue misure restrittive anti-contagio, ma deve affrontare anche una situazione a dir poco drammatica: la mancanza di ossigeno per la cura dei pazienti affetti da Sars-CoV-2.
Lunghe file di bombole da ricaricare. Si sta in fila anche tre giorni, dandosi il cambio tra familiari. Si dorme lì, ci si lava lì. Non di rado, quando il proprio turno finalmente arriva, la persona a cui l’ossigeno serviva è già morta. La Diocesi locale in seguito alla drammatica situazione creatasi ha deciso di aprire un impianto di produzione di ossigeno medicale che riesce a riempire almeno 48 bombole al giorno. Quanto sta succedendo in Perù - prosegue Eramo - ci viene testimoniato da don Roberto Seregni.
Non si dorme; si vive di stenti e di preoccupazioni. Si sta in fila per avere la possibilità di sopravvivere. In piedi accanto alla propria bombola, dandosi il cambio tra familiari. Si dorme lì, ci si lava lì. I più fortunati si portano una improvvisata brandina, agli altri basta una coperta in cui avvolgersi a terra. Non di rado, quando il loro turno finalmente arriva, la persona a cui l’ossigeno serviva è già morta.
Le foto riportate di seguito sono state scattate in Perù, nella periferia nord di Lima. Don Roberto Seregni è un sacerdote fidei donum della diocesi di Como. È nato nel 1978 e vive nella parrocchia di San Pedro de Carabayllo dal febbraio 2013. Il Perù è il primo paese al mondo per numero di morti rispetto alla popolazione. Gli ospedali sono sovraffollati e stanno portando il sistema sanitario al collasso. Solo il 3% della popolazione ha ricevuto la prima dose di vaccino, la restante è ancora in attesa.
Secondo il Ministero della salute peruviano il paese ha registrato finora oltre 1,7 milioni di casi di Covid-19 e oltre 57.000 decessi. Una nuova ondata dunque che sta travolgendo seriamente e drammaticamente il Paese. In questo contesto è la Diocesi di Carabayllo a prendere iniziativa: ha infatti deciso di aprire un nuovo impianto per la produzione di ossigeno, di proprietà della stessa curia. Il progetto si chiama "Ossigeno per Lima Nord" e ha l’obiettivo di ricaricare 48 bombole di ossigeno al giorno. Significa oltre mille bombole di ossigeno al mese, in risposta ai bisogni della popolazione più povera.
«La situazione in Perù quindi è complicata su tre fronti». «Sul fronte sanitario, per estensione del virus e quantità di contagi e di morti. Questa difficoltà sanitaria è dovuta anche alla mancanza di centri per ricaricare le bombole dell’ossigeno: ci sono alcune, poche, strutture private che ricaricano 4, 5, 7 bombole al giorno oppure ricaricano ogni bombola anche solo del 30-40%. Le strutture statali non funzionano. Molte persone sono morte per mancanza di ossigeno. Accanto a ciò c’è stato un rincaro altissimo delle medicine, aumentate di 10/15 volte il prezzo prima della pandemia».
L’altro tema è quello economico:«Nella nostra zona, a nord di Lima, l’80% dell’economia è informale, basata su piccoli lavoretti alla giornata. Con le restrizioni legate al Covid-19 moltissime persone sono rimaste senza lavoro e senza sostentamento. Inoltre le scuole, chiuse già dal 16 marzo 2020, non hanno ancora riaperto: chi ha i soldi per il cellulare e la connessione riesce fortunatamente a seguire le lezioni online, per gli altri ci sono delle lezioni trasmesse alla radio. Ma comunque rimangono tantissimi bambini che non riescono a seguire le lezioni».
Il Pil del Perù ha visto un crollo del 11% nel 2020 e secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale i poveri sono aumentati di quasi due milioni: oggi un peruviano su tre non riesce ad arrivare a fine mese.