Era stata annunciata ed effettivamente c'è stata la telefonata tra Donald Trump ed il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il primo contatto tra USA e Autorità palestinese da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca.
Nabil Abu Rdainah, portavoce di Abbas, ha riassunto il contenuto della telefonata nell'invito ufficiale rivolto da Trump al presidente palestinese per un incontro alla Casa Bianca che abbia come tema le modalità per la ripresa di un dialogo che conduca ad un reale piano di pace tra palestinesi ed israeliani.
Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha confermato l'invito rivolto da Trump, indicandone la data a breve.
Rispetto alle promesse fatte durante la sua campagna elettorale, la posizione di Trump sulla questione palestinese sembra essere leggermente più sfumata. Dello spostamento dell'ambasciata a Israele Trump non ne sta più parlando, sugli insediamenti in Cisgiordania ha invitato Netanyahu ad una maggiore cautela e sul tipo di accordo di pace da trovare ha rimandato la scelta alle parti in causa.
Certo la posizione di Trump rimane sbilanciata nei confronti di Israele con la nomina ad ambasciatore di Friedman e l'assegnazione dei problemi del medioriente al proprio genero, amico intimo della famiglia Netanyahu.
Considerando però che Trump verso altri argomenti ha mantenuto la stessa determinazione mostrata in campagna elettorale, non è da escludere che gli sia arrivato qualche suggerimento sul fatto che sarebbe stato meglio rimodulare, se non rivedere, il suo atteggiamento decisamente pro Israele. D'altronde, Trump con gli arabi ha sempre fatto buoni affari e qualche imbeccata non può averla ignorata.