Domenica mattina, ad urne aperte, una incattivita ed inacidita Giorgia Meloni ha spiegato agli italiani il contenuto "vero" dell'inchiesta di Fanpage, mandata in onda da Piazza Pulita, che ha visto protagonisti i referenti di Fratelli d'Italia a Milano. In base a quanto mostrato nel filmato i "fratelli" e le "sorelle" della Meloni, almeno a Milano, sono etichettabili come fascisti e razzisti, senza dimenticare che non disdegnano - diciamo così - neppure i finanziamenti in nero da destinare al partito... ma forse per meglio identificarsi con il ventennio.
La sora Meloni, però, non ci sta. A lei non bastano le parole e i "gesti" di Carlo Fidanza, Roberto Jonghi Lavarini e Chiara Valcepina. La Meloni, per vederci chiaro, in tutta la vicenda, vuole il girato, anzi il "ggirado": solo con quello potrà decidere se i suoi referenti nel milanese siano o meno da condannare... politicamente, è ovvio.
Per questo si è rivolta al direttore di Fanpage che le ha risposto picche. Anzi, le ha detto che la sua richiesta era oscena! E quindi, secondo la presidente di Fratelli d'Italia, questo sarebbe il primo indizio che su quell'inchiesta c'è puzza di bruciato.
Una puzza confermata dal fatto che - sempre secondo la sora Giorgia - i soliti "poteri forti" non hanno in simpatia il suo partito e che l'inchiesta, vedi la coincidenza, è stata mandata in onda proprio a pochi giorni dalle amministrative del 3 e 4 ottobre. Senza dimenticare di aggiungere che la sinistra e i media dovrebbe invece occuparsi di Mimmo Lucano, Domenico Arcuri, del Monte dei Paschi, ecc... come se tali vicende dovessero oscurare quella altrettanto importante che riguarda Fratelli d'Italia.
Ma perché la Meloni, dopo due giorni vuole tornare sull'inchiesta di Fanpage, proprio quando la gente sta andando a votare?
Probabilmente perché chi dirige la comunicazione del suo partito l'ha convinta che quanto accaduto potrebbe essere controproducente per i risultati di lunedì oppure perché, invece, potrebbe finire per farne da traino, facendo credere agli italiani che Fratelli d'Italia sia vittima di un complotto.
Come si può vedere, vale tutto e l'esatto contrario... ognuno scelga l'ipotesi che pensa sia più rispondente al vero. Rimane però un fatto, che la Meloni e i diversamente non fascisti che la supportano e la votano non possono negare... ed è di un'evidenza disarmante.
Uno può definire l'inchiesta di Fanpage un agguato, uno può chiedere tutte le ore di girato che desidera e altro... ma se Fidanza, Jonghi Lavarini e Valcepina si dichiarano - direttamente o indirettamente - fascisti o dicono di essere disposti a ricevere finanziamenti in nero, indicandone anche le modalità, che cosa c'è altro da aggiungere?
Per Giorgia Meloni, nel suo partito, "non c’è spazio per razzisti, per antisemiti e per paranazisti"... e si spera anche che non ci sia per fascisti e parafascisti... visto che non lo ha detto. Comunque, non si capisce come ci sia posto per una signora, la candidata alle amministrative di Milano Chiara Valcepina, che definisce "politica green" il suggerimento su come risolvere il problema migranti da parte di un tizio che suggeriva tale soluzione:
"Abbiamo tutte queste barche vecchie, che dobbiamo farne? Pigli una retina a poppa, una retina a prua, tira giù il paranco e riempi [di migranti, ndr], una bombetta dentro… cosa hai fatto? Smaltimento rifiuti".
La definizione di politica green è stata accolta dai presenti con risate.
E non si capisce neppure come la Meloni, con le 100 ore di girato prodotte da Fanpage, possa spiegare la dichiarazione di Carlo Fidanza che dopo aver indicato Jonghi Lavarini come referente dei pagamenti in nero, dichiara:
"Ci ho una partita in un anno e mezzo. Io mi gioco il futuro della mia carriera. Devo essere proprio… pulito".
E la Meloni non spiega neppure quanto dichiarato da Jonghi Lavarini nelle scorse ore via social:
"Sono assolutamente indipendente e apartitico, ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti [secondo alcuni media il termine sarebbe usato dai fascisti che in pubblico preferiscono non definirsi tali, ndr] che, mio malgrado, in questo frangente, ho l'onore e onere di rappresentare. Il 5% di voti della "destra radicale" fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche".
Che cosa Jonghi Lavarini intenda come destra radicale non lo ha specificato, per ora... ma potrebbe farlo da martedì, visto che fino a quel giorno ha fatto sapere di essere in silenzio stampa, non mancando però di informare che nel frattempo, insieme al suo avvocato, sta "raccogliendo il lungo elenco di chi sarà denunciato, penalmente e civilmente, per diffamazione aggravata a mezzo stampa e minacce sui social".
Si spera, poi, che martedì spieghi, anche per la tranquillità di Meloni e Fidanza, le sue dichiarazioni sui finanziamenti in "nero" ai politici. Cosa che probabilmente dovrà spiegare anche alla Procura di Milano che su quanto accaduto ha aperto un'inchiesta.