Acca Larenzia, oltre ad essere un personaggio della mitologia romana (una prostituta che dopo aver trascorso una notte di preghiere nel tempio di Eracle fu compensata dal dio facendole incontrare e sposare un uomo ricchissimo), è anche una via di Roma nel quartiere Tuscolano, tristemente nota per la strage del 7 gennaio 1978 in cui  due giovani fascisti appartenenti al Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, furono  assassinati davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano. L'omicidio fu rivendicato da un movimento della sinistra extraparlamentare, Nuclei armati per il contropotere territoriale, ma gli esecutori del delitto non furono mai individuati.

Annualmente, i fascisti, nel corso degli anni hanno commemorato le vittime dell'attentato, aggiungendo a Bigonzetti e Ciavatta anche Stefano Recchioni, anche lui giovane fascista, morto qualche ora dopo negli scontri con le forze dell'ordine avvenuti durante una manifestazione di protesta organizzata sul luogo stesso dove avvenne l'agguato.

Nel corso degli anni, la (post) camerata Giorgia Meloni non ha mai dimenticato di ricordare quella strage, come dimostrano alcune sue dichiarazioni:

7 gennaio 2012: Lo Stato non smetta di cercare la verità sugli assassini di via Acca Larentia. Solo con la giustizia, infatti, l'Italia potrà chiudere definitivamente la pagina tragica degli anni di piombo e costruire sulle sue vittime una memoria condivisa, che possa servire da monito soprattutto ai più giovani. Perché quell'odio e quella violenza non abbiano a ripetersi più e perché nessuno debba mai più morire in ragione delle proprie idee. Così la celebrazione di questa mattina ad Acca Larentia non è fine a se stessa ma il rinnovo di una promessa solenne, fatta 34 anni fa, affinché il ricordo di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni sia sempre vivo, e possa appartenere a tutto il popolo italiano. Franco, Francesco e Stefano, così come le altre vittime degli anni ‘70, non sono martiri di una parte politica. Sono martiri dell'Italia intera, e così le istituzioni e la società nel suo complesso devono celebrarli.7 gennaio 2017: Il 7 gennaio 1978 non avevo compiuto nemmeno un anno e i miei genitori seppero della strage di Acca Larentia dai giornali. Qualche titolo e poi più nulla: il massacro di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni doveva scomparire dalle pagine della storia ufficiale. Ma non è stato così. Generazioni di militanti, giornalisti indipendenti e storici fuori dal coro la raccontarono, senza stancarsi mai. Ed è solo grazie a loro che l'Italia ha saputo e non ha potuto più dimenticare. Da quel giorno, 39 anni sono trascorsi ma la sete di verità non è stata ancora soddisfatta: nessun colpevole, i carnefici impuniti, i mandanti sconosciuti. Un pezzo di storia nazionale rimane nell'ombra e a tre innocenti e alle loro famiglie è negata ogni giustizia. Noi non dimentichiamo: Franco, Francesco e Stefano sono martiri italiani, non smetteremo mai di onorare la loro memoria e di batterci perché sia fatta giustizia.7 gennaio 2021: 43 anni fa la strage di Acca Larenzia, una tragedia rimasta ancora senza colpevoli. È una ferita mai rimarginata perché per Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni non c'è stata nessuna giustizia. Onoriamo la memoria di questi tre giovani innocenti, vittime del terrorismo e della violenza politica, e continuiamo a chiedere che sia fatta piena luce su una delle pagine più buie della nostra storia nazionale.

Le commemorazioni di quella strage, nonostante dovessero servire a condannare una stagione di odio e violenza in modo che tutto quello che in essa vi era accaduto e ad essa era appartenuto venisse una volta per tutte superata, sono servite invece - per la destra - a rinsaldare l'ideale fascista, tanto da far sì che un paio di giorno fa centinaia di facinorosi si sono radunati sul luogo dell'attentato per ricordarne le vittime con saluti e modalità ereditate dal ventennio fascista.

Che cosa hanno detto al riguardo i "cosiddetti" conservatori al governo? Nulla o quasi. Giorgia Meloni ha condannato la manifestazione fascista? No. Fratelli d'Italia ha condannato la manifestazione fascista? No. Il ministro dell'Interno ha condannato la manifestazione fascista? No. Solo qualche voce da Forza Italia ha denunciato come inammissibile quanto accaduto. Invece, il presidente del Senato Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato e tra i fondatori di FdI, ne ha parlato per dire...

Al Corriere: "Concordo pienamente con Rampelli quando dice che FdI è totalmente estranea all'episodio dei saluti romani alla commemorazione delle tre giovanissime vittime dell'attentato di Acca Larenzia. Peraltro, il fatto è stato eclatante e ha avuto molta visibilità, ma il partito davvero non ha alcun ruolo o responsabilità in quello che è successo. Abbiamo sempre detto ai nostri di non partecipare a certe manifestazioni, che vengono inevitabilmente strumentalizzate da chi vuole attaccarci. Non c'entriamo nulla, non c'entra il partito. ... Va detto, storicamente che questi ragazzi, come tanti altri vittime di anni di piombo o di violenza terroristica, non hanno avuto giustizia. Io non vorrei che ci fossero morti di serie A e morti di serie B, che la memoria scomparisse. ... Non aiuta a risolvere la questione, e le polemiche che ogni volta si scatenano, il fatto che ci sia incertezza su come considerare certi gesti [il saluto romano] in caso di commemorazione di persone defunte. Attendo con interesse la prevista riunione a sezioni riunite della Cassazione proprio su questo punto".

A Repubblica: "Finora ci sono state sentenze contrastanti sul fatto che il saluto romano in occasione di celebrazioni di persone decedute sia reato oppure no. Per alcune sentenze della Cassazione non era reato, per altre invece sì". Quindi "credo sia importante si faccia chiarezza dal punto di vista giuridico, ce n'è bisogno. Una cosa è l'apologia di fascismo, una cosa è la ricostituzione del partito fascista, un'altra è la commemorazione di deceduti". 

Inutile pretendere che, nonostante la carica ricoperta, uno che colleziona busti di Mussolini possa condannare espressamente un raduno fascista!

E così, nell'Italia dei conservatori (post) fascisti di Giorgia Meloni - come fa notare il deputato Fratoianni -  se dici "viva l'Italia antifascista" dopo l'inno nazionale in un teatro arriva la Digos e ti identifica, mentre se organizzi un raduno neofascista, fai il saluto romano e inneggi al fascismo, va tutto bene.