Rimane stabile, con 5mila persone in più di ieri, il numero dei nuovi contagiati da coronavirus in Italia che al 2 aprile, complessivamente, è arrivato a 115.242, mentre sono 83.049 le persone che risultano ancora positive al virus (ieri erano 80.572).
Le persone guarite sono 18.278. I pazienti ricoverati con sintomi sono 28.540, quelli in terapia intensiva 4.053, mentre 50.456 si trovano in isolamento domiciliare.
I deceduti di oggi sono 760 (ieri 727), per un totale di 13.915, anche se questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. Pertanto, quelle sopra elencate sono definite persone morte "con coronavirus" e non "per coronavirus".
In questo bailamme di dati rimangono sempre alcuni dubbi che i cosiddetti "esperti" si guardano bene dallo spiegare o dal farlo in maniera seppur vagamente logica, in modo da risultare credibili.
Uno di questi dubbi riguarda il dato del contagio. Sicuramente il numero di nuovi contagiati è minore rispetto ad alcuni giorni fa, ma si tratta sempre di un numero che ogni giorno cresce stabilmente tra le 4mila e le 5mila unità in più rispetto alle 24 ore precedenti.
L'altro dubbio riguarda il dato sulla mortalità che nessun esperto riesce a spiegare in relazione ai numeri assoluti, rifugiandosi in incomprensibili denominatori e test che neanche lontanamente riescono a dare un senso alla pacifica evidenza del raffronto dei numeri. In Germania, su 81.728 contagiati i decessi di persone "con coranavirus" sono stati 997. In Italia, come riportato in precedenza, il numero delle vittime è enormemente superiore. Ed è superiore anche rispetto alla Spagna che, con quasi lo stesso numero di contagiati dell'Italia, fa registrare 4mila decessi in meno!
Infine, rimangono anche molte perplessità sui numeri delle singole regioni, dove solo Veneto, Toscana e Lazio - che registrano un alto numero di contagiati, almeno rispetto al resto d'Italia escludendo Lombardia ed Emilia Romagna che sono le regioni più colpite - fanno registrare un tasso di mortalità, rispetto al numero complessivo di persone risultate positive alla Covid-19, che si aggira intorno al 5%, mentre in altre regioni è ben più alto, intorno al 10%.
Al momento, almeno pubblicamente, nessuno tra coloro che si occupano della gestione dell'emergenza sembra essersi posto queste domande per provare a dar loro una risposta logica che, in alcuni casi, potrebbe anche voler significare salvare la vita ad alcune persone.