Al 16esimo summit del BRICS, tenutosi a Kazan, hanno partecipato hanno partecipato anche la prima volta i quattro nuovi membri ammessi nel 2023: Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran.
La loro presenza, unita a quella del vicepremier serbo Vulin e di altre personalità mondiale, è stata l’occasione per spiegare come avverrà l’adesione di nuovi Paesi. Ne ha parlato il viceministro degli Esteri della Federazione Russa Sergey Ryabkov, che ha illustrato i criteri che il BRICS seguirà per la prossima fase di allargamento.
Ha detto che il gruppo è semplicemente costretto a considerare le nuove richieste di adesione perché sono ormai più di 30, dunque non possono ignorarle o rimandarle. Devono però decidere in modo preciso chi ha i requisiti per iniziare un lavoro entro i meccanismi BRICS e chi no. La Serbia ha mostrato interesse: magari lo hanno segnalato anche altri Stati europei? Il viceministro non lo dice, ma puntualizza che i membri della UE e della NATO non risponderebbero comunque ai criteri previsti. Il motivo è che tutti, tranne la Turchia, applicano sanzioni unilaterali e illegittime (primarie o secondarie) su alcuni membri del BRICS.
L’altro tema del vertice e oggetto delle risposte di Ryabkov è stato la de-dollarizzazione. “Tema delicato”, dice il viceministro, che implica “il rischio di sanzioni illegali, anche quelle secondarie. Ma c’è altresì la determinazione di proteggerci da tale genere di espedienti”.
Vi sono strumenti concreti e funzionanti per non dover ricorrere al dollaro nelle transazioni internazionali. BRICS Bridge, al BRICS Clear e BRICS Reinsurance, strumenti che vanno sviluppati, perfezionati ed estesi a tutti coloro che desiderano risolvere gli aspetti del trasporto, logistica e assicurazioni senza dover passare dal classico SWIFT e dal dollaro.
Terminato il turno di presidenza russo, Ryabkov dice che passeranno il tema al prossimo presidente, il Brasile, nella convinzione che ormai l’avvio è stato dato e tornare indietro è impossibile, oltre che insensato.