Sospesa anche domenica l'evacuazione verso l'Egitto dei cittadini stranieri e degli abitanti di Gaza feriti attraverso il valico di Rafah, mentre Paltel, la società che gestisce i collegamenti via telefono e via Internet nella Striscia, ha reso noto che ancora una volta tutti i tipi di comunicazione sono stati nuovamente interrotti a causa dei bombardamenti israeliani che si sono intensificati nelle ultime ore, così come gli scontri tra IDF e combattenti di Hamas a Gaza City.

Da ieri sera, lo Stato ebraico attacca "sistematicamente" i campi profughi di tutta la Striscia, anche quelli al centro e al sud Di Gaza, le aree verso cui l'esercito israeliano aveva suggerito ai civili di sfollare. Nel pomeriggio di domenica è stato attaccato il campo profughi di Bureij causando anche stavolta numerose vittime, mentre si scava ancora nel campo profughi di Maghazi. In serata, bombardato di nuovo il campo profughi di Jabalia.

Il genocidio pianificato da Israele prevede anche la distruzione dei depositi dell'acqua, in modo tale che con il blocco dei rifornimenti - l'afflusso di aiuti umanitari da Rafah è solo propaganda visto il numero limitatissimo di camion che sono giunti - i palestinesi possano anche crepare di fame e di sete, mentre gli ospedali stanno progressivamente fornendo a malati e feriti poco più che cure palliative.

Ma Israele non sta attaccando solo Gaza. Ogni ora che passa, aumentano attacchi e repressione anche nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania, dove a Hebron i 35mila residenti sono praticamente sotto assedio. In Cisgiordania, dal 7 ottobre sono stati compiuti almeno 2.074 attacchi da parte dell'IDF e dei coloni, di cui 1.684 da parte dell’esercito e 390 da parte dei coloni, nove le comunità beduine sfollate, per un totale di circa 810 persone.

Si avvicina a 10mila il numero dei morti a Gaza (senza contare il numero dei dispersi), di cui 4mila sono i bambini, mentre è arrivato a 136 il numero dei palestinesi uccisi a Gaza dal 7 ottobre.