Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito venerdì che l'esercito israeliano ha impartito ordini espliciti ai propri reparti affinché aprano deliberatamente il fuoco sui palestinesi radunati presso i punti di distribuzione degli aiuti a Gaza nell'ultimo mese, pur sapendo che non costituivano alcuna minaccia.

Citando le testimonianze di soldati e ufficiali israeliani, il rapporto rivela che le sparatorie sono state giustificate con il pretesto di disperdere o respingere i civili, sebbene molti di loro stessero semplicemente aspettando del cibo.

Un militare ha descritto la situazione a Gaza come una «totale perdita di moralità dell'esercito», mentre un altro l'ha definito «un luogo di esecuzioni», dove ogni giorno vengono uccise decine di persone nei pressi dei siti di distribuzione.

I cosiddetti centri umanitari, gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation secondo un meccanismo israelo-statunitense, sono sorvegliati dalle forze israeliane e restano aperti soltanto un'ora al giorno. Spesso mancano di un'organizzazione adeguata e, secondo i soldati, molti civili che arrivano prima dell'apertura o dopo la chiusura vengono colpiti senza alcun preavviso.

Gli stessi soldati hanno confermato che, invece di usare metodi di dispersione come i lacrimogeni, le truppe ricorrono a raffiche di mitragliatrice, lanciagranate e colpi di mortaio. Un militare ha riferito che i civili vengono talvolta presi di mira a distanza ravvicinata anche quando si trovano a centinaia di metri di distanza nelle prime ore del mattino, sottolineando che dal lato palestinese non è mai partito alcun colpo.

Un ufficiale ha ammesso che l'esercito evita di documentare questi episodi e ha suggerito che la facciata umanitaria offerta dai centri serva a mantenere la legittimità internazionale per proseguire la guerra. «A nessuno importa più di Gaza», ha dichiarato un altro riservista. «La morte dei civili non viene nemmeno più definita un tragico incidente».

Il rapporto osserva inoltre che la popolazione non viene informata dell'esatto orario di apertura dei centri, generando scene caotiche e spesso letali. In alcuni casi, quando le persone arrivavano in anticipo per assicurarsi il cibo, la distribuzione veniva annullata del tutto.

Secondo fonti mediche palestinesi, dalla fine di maggio più di 550 civili sono stati uccisi e oltre 4.000 feriti dal fuoco israeliano mentre attendevano gli aiuti in tutta la Striscia di Gaza.


Fonte: Haaretz