Ormai sarete esausti dai numeri e dalle statistiche che vediamo tutti i giorni in TV e sui giornali.

Mi occupo di analisi di dati da anni e noto con tristezza che i media non hanno un'alfabetizzazione di base su questo tema (oppure semplicemente non gli interessa).

Nell'era della post-verità, è importante che di fronte al bombardamento dei numeri ci poniamo delle domande per capire l'importanza e il significato dei dati.



Nel mio ultimo video ho parlato di come testate e istituzioni importanti tra cui ISPI, Dataroom Corriere e Open, abbiano pubblicato dati e informazione imprecise. L'ISTAT in maniera eccezionale ha rilasciato dei dataset che non chiariscono il tema dell'incremento del tasso dei decessi. Con tutta probabilità, è stata una richiesta politica a supporto dei nuovi decreti ancora parzialmente restrittivi per la fase 2. Nello specifico nel video analizzo il dato dell'incremento del tasso dei decessi del 36%, comunicato e divulgato negli ultimi giorni dall'ISPI e dal Corriere come dato reale e inconfutabile. Non lo è. Nel video lo dimostro chiaramente.
Non lo è alla stessa maniera il dato del confronto dei decessi divulgato da Stefano Montanari sulla base dei dati di Italiaora.org sito che probabilmente usa un algoritmo previsionale basato su dati storici e che quindi non può fornirci una comparazione affidabile.

Un altro esempio è il presidente del Consiglio che ha dichiarato che se ci fosse l'apertura totale ci sarebbero 151.000 ricoveri in terapia intensiva. Secondo uno studio dell'Imperial College riportato anche da Roberto Burioni su medicalfacts, in Italia i contagiati reali sarebbero il 9,8% della popolazione (5,9 milioni) che hanno creato un picco di 4.069 ricoverati in terapia intensiva. Se faccio una proporzione, per raggiungere 151.000 ricoveri in terapia intensiva bisognerebbe avere 220 milioni di contagiati quasi 4 volte la popolazione dell'Italia. Non dico che non sia possibile in quanto non sono un epidemiologo e non conosco le variabili che hanno considerato, ma dal momento che hanno divulgato solo il numero senza spiegare come ci sono arrivati ho il forte sospetto che serva solamente a spaventare la gente e giustificare il nuovo decreto e che non sia basato su solida epidemiologia.

Trovo che si stia creando un clima per cui chiunque osi avanzare un'opinione sui dati ufficiali è considerato un eretico e uno che non rispetta il dramma umano. Il caso dell'articolo del Sole 24 Ore ne è un esempio. Questa è una strategia di comunicazione molto usata dai media e conosciuta nella Programmazione Neuro-Linguistica come equivalenza complessa, cioè creare un collegamento artificiale fra due posizioni senza che vi sia un nesso, collegamento che però per il cervello costituisce un'associazione semplice e veloce e che quindi funziona. Contesti i dati sui contagi o i decessi? Eretico, senza cuore. Spari incrementi senza nessuna base statistica? Sei compassionevole e rispettoso.

Per chiarire la mia posizione, io non sto negando né affermando che ci sia un incremento nel tasso di decessi. Io affermo che andrà analizzato quando ci saranno i dati completi e che chi divulga dati oggi utilizzando campioni non significativi e intervalli di tempo parziali, non fa un buon lavoro statistico e neanche un buon lavoro come giornalista e probabilmente lo fa per allarmare o minimizzare a seconda dell'interesse.

A chi invece riceve questi dati li riceve come pubblico chiedo di farsi alcune domande prima di trarre delle conclusioni, ad es. cosa dimostra questo numero? E' grande o piccolo rispetto al passato? Capisco che a volte è complicato e faticoso e penso che questo dovere spetti a chi pubblica i dati e non dalle persone ma visto che non viene fatto, dobbiamo imparare a comprendere i dati e difenderci da soli. Se non riusciamo a capire o non abbiamo tempo per approfondire, evitiamo di trarre conclusioni.

In questa emergenza di coronavirus abbiamo visto un bassissimo livello qualitativo nella comunicazione statistica. Dati senza contesto, senza spiegazione che creano percezioni errate, a volte terrorizzanti, a volte troppo tranquillizzanti, e che di conseguenza ci portano a prendere decisioni errate. Questa maniera di usare i dati senza le loro fondamenta scientifiche è molto pericolosa e mina il nostro diritto costituzionale all'informazione. Oggi più che mai è importante capirne di dati per difenderci.