In Grecia, ormai fuori moda da qualche mese, si continua a discutere su cosa tagliare per convicere la troika o omunque debba esser chiamata a concedere ulteriori tranche di finanziamento per ripagare un debito che sembra sempre più avvitato su se stesso. Nonostante il PIL sia in crescita, le condizioni dei greci, o pelomeno di gran parte di loro, sono ulteriormente peggiorate

Una crisi, quella greca di cui non si parla più. Ma si parla poco o si cerca di non farlo anche per quanto riguarda la crisi italiana che continua ad esserci ed a colpire le fasce di popolazioni più deboli come quella edgli anziani. 

Ad aprirci gli occhi sull'argomento sono i dati della ricerca promossa dallo Spi Cgil, in collaborazione con Auser, e condotta dalla Fondazione Di Vittorio relativa ad alimentazione e salute nelle persone anziane

Il primo dato, che non è possibile definire diversamente se non drammatico, indica che il 17,5% degli anziani, soprattutto gli over 75, salta il pranzo o la cena a causa delle difficoltà economiche. In dettaglio, sono soprattutto le donne a farne le spese che hanno subito una diminuzione del 20% di pasti e consumi (molte di queste sono vedove) contro il 15,5% degli uomini. 

La ricerca è stata presentata martedì 4 aprile a Bra (Cuneo) all'Università di Scienze gastronomiche, durante un convegno nazionale che vede la partecipazione di grandi esperti di cibo e alimentazione. 

La ricerca è stata condotta intervistando 7.241 persone, con un’età media di 69-70 anni. Dai dati emerge che la crisi ha pesato di più fra le persone meno istruite, tra chi ha le pensioni più basse e tra chi risiede al sud e nelle isole. 

Sono quindi principalmente i fattori oggettivi a limitare le scelte alimentari degli anziani. In particolare, il reddito da pensione disponibile che incide notevolmente per i redditi più bassi rispetto al paniere degli alimenti. 

A ciò va aggiunto che corrisponde anche una peggiore qualità della vita, poiché la mancanza di reddito costringe queste persone ad andare dal medico con meno frequeza, così come anche da dentista. 

Oltre alle difficoltà economiche, ci sono poi le difficoltà sociali che contribuisco a peggiorare le qualità di vita: le scarse opportunità relazionali e di stimolo per tenere alti gli standard alimentari, mostrando anche un raggio d’azione della spesa più ristretto. 

Nel dettaglio, tre quarti degli intervistati consumano tre pasti regolari al giorno, pochi coloro che ne consumano quattro (8,9 per cento, di preferenza i tre pasti principali e una merenda pomeridiana), solamente il 3,9 per cento ne consuma cinque, mentre il 7,7 ne consuma meno di tre. Il 13,4 per cento degli anziani con reddito fra 500 e 800 euro consuma meno di tre pasti, e ancora di più sono le persone che li hanno diminuiti a causa della crisi (ben il 17,8 per cento consuma meno di tre pasti al giorno). Secondo la ricerca chi ha patito la crisi fa la spesa soprattutto nei discount (38,7 per cento contro il 20,9 di chi non ne ha subìto i contraccolpi), ritorna nei mercati rionali (31,7 contro 22,6), abbandona i supermercati (49,8 contro 82,8), ma ricorre in maniera analoga ai negozi di quartiere (22,3 per cento contro 25,4).