Nel 2017 le autorità italiane hanno avviato un'indagine contro i membri dell'equipaggio della nave Iuventa, ong impegnata in missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, accusati di agevolare l'immigrazione irregolare in Italia dalla Libia, in complicità degli scafisti, con il rischio di dover scontare fino a 20 anni di carcere.

Le udienze, nell'ambito del procedimento giudiziario iniziate nel maggio 2022, sono andate avanti fino a quella del 29 febbraio, in cui il pubblico ministero del tribunale di Trapani - cioè colui che dovrebbe sostenere l'accusa - ha riconosciuto che i capi d'imputazione contro i membri dell'equipaggio dovrebbero essere ritirati e chiesto che la motonave venga dissequestrata e restituita ai proprietari.

Elisa De Pieri, ricercatrice di Amnesty International, ha dichiarato:

"Accogliamo con favore la buona notizia di oggi: il pubblico ministero del tribunale di Trapani ha chiesto l'archiviazione del caso contro tutti i membri dell'equipaggio della Iuventa e gli altri difensori dei diritti umani che avevano operato sulle navi di soccorso gestite da Medici Senza Frontiere e Save the Children. L'equipaggio della Iuventa ha affrontato sei anni e mezzo di procedimenti giudiziari con inalterata grazia e resilienza e siamo lieti che ci sia ora una nuova speranza che il caso venga finalmente archiviato.La nave Iuventa ha salvato più di 14.000 vite, incluse quelle di minorenni, e il suo equipaggio lo ha fatto rispettando la legge del mare. Sollecitiamo le autorità a smettere di abusare dei procedimenti penali e delle accuse di agevolazione dell'immigrazione irregolare per ostacolare le attività di salvataggio.Le vite umane devono essere sempre al primo posto. Ammiriamo la determinazione dell'equipaggio della Iuventa e di coloro che sono all'opera per contrastare gli orrori che si verificano nelle pericolose acque del Mediterraneo. I loro atti di solidarietà verso rifugiati e migranti dovrebbero essere esaltati e mai puniti. Senza di loro, il già terrificante bilancio dei morti nel Mediterraneo centrale sarebbe solo destinato a peggiorare".

Sabato 2 marzo il Tribunale di Trapani avrebbe dovuto esprimersi sula richiesta del pubblico ministero, ma la difesa della ong tedesca ha presentato una solida arringa finale, chiedendo non solo la chiusura del caso, ma anche il pieno riconoscimento della legittimità di tutte le azioni, oltre all'avvio di un'indagine sulle circostanze del caso per stabilire chi sia responsabile per gli errori compiuti durante la fase investigativa e per le sue gravi implicazioni.

Il giudice ha annunciato che pronuncerà la sua decisione il prossimo 19 aprile.

Le quattro giornate conclusive dell'udienza preliminare del caso Iuventa - scrive in una nota la ong tedesca - sono iniziate mercoledì con una svolta inaspettata. Durante la presentazione delle memorie finali, il pubblico ministero, che è stato il primo a intervenire, ha sorprendentemente richiesto il non luogo a procedere, nonostante abbia portato avanti il caso per quasi 7 anni. Tuttavia, la richiesta non si è basata sul riconoscimento che non siano stati commessi crimini, ma sul fatto che il dolo degli imputati non potesse essere sufficientemente provato.Il team della difesa di Iuventa ha continuato con le sue arringhe nelle giornate di giovedì e venerdì, dissentendo con veemenza da questo ragionamento. Nell'arco di diverse ore, hanno sistematicamente confutato e smontato tutte le presunte prove relative agli episodi in questione. Inoltre, hanno sottolineato che, al di là della ricostruzione fattuale degli incidenti specifici, l'ingresso in Italia delle persone salvate è da considerarsi lecito in qualsiasi circostanza. Hanno poi ribadito che tutte le azioni intraprese dalla Iuventa erano legittime e rientravano tra i loro diritti – basati su principi legali internazionali e nazionali come quello del dovere di soccorso e di intervento in condizioni di pericolo in mare, oltre che sui diritti fondamentali degli imputati.Hanno poi sottolineato che, dopo il sequestro della Iuventa e durante il processo in corso, molti dei fatti pertinenti sono stati accertati da altri tribunali. Ad esempio, la recente sentenza della Corte di Cassazione che conferma che la Libia non è un porto sicuro è direttamente applicabile al caso Iuventa.In aggiunta, la difesa ha reiterato che si tratta di un processo politico, come si evince dalle indagini politicamente orientate. Le autorità hanno infatti continuato a perseguire il caso, nonostante l'assenza di prove che indicassero illeciti. Il Ministero degli Interni ha persino incaricato una sezione speciale della polizia di occuparsi delle indagini, il che indica una forte influenza politica.Gli avvocati difensori hanno richiesto che il tribunale non si limiti alla richiesta del non luogo a procedere data la presunta mancanza di prove sull'intento degli accusati, ma che venga pienamente riconosciuto che le azioni dell'equipaggio della Iuventa non solo erano legittime, ma rappresenta l'esercizio di un diritto riconosciuto agli imputati.Infine, in una mozione congiunta con gli altri avvocati difensori, la difesa di Iuventa ha richiesto l'apertura di un'inchiesta affinché si faccia chiarezza sulle circostanze che hanno caratterizzato la fase investigativa.

Il giudice ha rinviato la decisione fissando l'udienza per il prossimo 19 aprile.



Crediti immagine: twitter.com/ECCHRBerlin/status/1763927841429766616/photo/1