Finalmente, dopo circa sei mesi di attività della Commissione bicamerale di inchiesta sul caso Orlandi, si sta affermando con sempre più forza che le responsabilità sul rapimento sono da inquadrarsi in precise direzioni.
Da un lato ce l'ambito Vaticano, che da pochissimo ha ammesso di avere un dossier su Emanuela Orlandi, attraverso la voce del Promotore Di Giustizia Alessandro Diddi, e dall'altro c'è il versante collaborazionista collegato ad apparati deviati dello Stato, della Massoneria e delle mafie locali, come Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta.
Il tutto ovviamente condizionato all'infinito fiume di soldi che girava attraverso lo IOR dal 1979, che ha generato una serie di malcontenti che hanno portato poi ai delitti di cui stiamo parlando, e non solo...
Muore dunque ogni possibile riferimento all'inesistente pista parentale che probabilmente, in questi ultimi 20 anni, oltre ad avere distratto gli inquirenti, è stata per i media fonte di guadagni, con trasmissioni, libri ed appelli in pompa magna.
Acta est fabula, la fine del film, con tanto di finale "non" a sorpresa visto che lo sapevano tutti.
Muore anche la pista internazionale e con essa gli attori che hanno sapientemente depistato per allontanare ogni traccia dalla Santa Sede. Muore pure il caso Orlandi, come scrissi qualche giorno addietro, visto che ormai la soluzione sembra essere alla portata di tutti, a patto che qualcuno cominci a dare le colpe alle giuste "istituzioni" malavitose.
DULCIS IN FUNDO ecco servito il dolce. A molti non piacerà oppure preferiranno il caffè, del resto la verità, come disse qualcuno, spesse volte fa male.