"Oh! come vorremmo che queste intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo. Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità".
Con quelle parole Papa Giovanni XXIII commentava nell'Angelus del 12 agosto 1962 i lanci spaziali della Russia verso il pianeta Venere.
Questa domenica, papa Francesco, ricordando il 50.mo anniversario della conquista della luna, idealmente crea un legame con il suo predecessore, con l'auspicio che il ricordo di quel passo, definito da Neil Armstrong piccolo per l'uomo ma grande per l'umanità, possa "accendere il desiderio di progredire insieme verso traguardi ancora maggiori: più dignità ai deboli, più giustizia tra i popoli, più futuro per la nostra casa comune".
Una "fraternità" di cui Francesco aveva parlato in precedenza, portando ad esempio l'episodio del vangelo di Luca riferito a Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, e di come accolgono Gesù nella loro casa: "nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il senso dell’accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi a casa, specialmente i piccoli e i poveri quando bussano alla porta".