Lo scorso 4 marzo, ArcelorMittal annunciava che l'azienda e i Commissari Ilva avevano firmato un atto di modifica dell'originario contratto di affitto e acquisto dei rami d'azienda di Ilva. 

"L'Accordo di Modifica delinea i termini di un investimento significativo in AM InvestCo da parte di soggetti italiani a partecipazione statale, ponendo così le basi per una nuova importante partnership tra ArcelorMittal e il Governo Italiano. 
L'investimento nel capitale da parte del Governo Italiano, da regolarsi in un contratto da sottoscrivere entro il 30 novembre 2020, sarà almeno pari al debito residuo di AM InvestCo relativo all'originario prezzo di acquisto dei rami d'azienda di Ilva.

L'Accordo di Modifica è strutturato attorno a un nuovo piano industriale per Ilva, che comprende investimenti in tecnologie per la produzione di acciaio a basso utilizzo di carbonio. L'aspetto fondamentale del nuovo piano industriale è dato dalla costruzione di un impianto per pre-riduzione del minerale ferroso (DRI), che sarà finanziato e gestito da investitori terzi, e un altoforno ad arco elettrico che sarà costruito da AM InvestCo".

E il piano industriale?

ArcelorMittal lo ha presentato alla fine della scorsa settimana al ministro dello Sviluppo. Per Patuanelli, però, il piano presentato da Arcelor non riflette le volontà del Governo:

"Il nostro obiettivo è coniugare ambiente e lavoro a Taranto con un impianto moderno, nuovo e all'avanguardia, che diventi fiore all'occhiello in Europa. Stiamo lavorando ad un piano nazionale per l'acciaio, filiera fondamentale per i nostri sistemi produttivi".


E neppure i sindacati, ovviamente, potevano essere soddisfatti di quanto comunicato da ArcelorMittal, sia per la forma, perché il piano è stato presentato solo al Governo e non a loro, sia per i contenuti. 

Così, le Segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm, insieme alle strutture territoriali e alle Rsu del gruppo Arcelor ex Ilva hanno pubblicato una nota in cui ritengono inaccettabile il piano industriale presentato da ArcelorMittal al Governo lo scorso 5 giugno, "contenente esuberi all'interno dei vari siti". 

I sindacati pertanto, in base a quanto riporta il comunicato da loro rilasciato "rivendicano con forza la piena occupazione, gli investimenti e il risanamento ambientale oggetto dell'accordo del 06/09/2018.

Ritengono ancor più grave che le decisioni dell'azienda si basino su un Accordo tra la stessa Arcelor Mittal e il Governo siglato nello scorso mese di marzo, ma a tutt'oggi a esse sconosciuto.

Per quanto emerso dichiarano, in concomitanza con l'incontro tra le Segreterie nazionali e il ministro Patuanelli, 24 ore di sciopero dalle ore 7 del 9 giugno 2020 in tutti gli stabilimenti del gruppo".


In vista dello sciopero, si è riunito oggi a Taranto il consiglio di fabbrica dell'ex Ilva: sette i punti programmatici elaborati al termine della riunione in cui le sigle dei metalmeccanici hanno deciso di "costruire una piattaforma con cui caratterizzare le prossime iniziative di mobilitazione" a partire dallo sciopero di domani.

Oltre al no ai licenziamenti, il documento prevede 

  • l'integrazione salariale e la rotazione equa con la ripartenza delle manutenzioni e degli impianti attualmente fermi; 
  • la ripresa delle attività previste dal piano ambientale e interventi manutentivi necessari a ricollocare gli stessi lavoratori del mondo dell'appalto; 
  • l'innovazione tecnologica e il completamento del piano ambientale; 
  • l'introduzione della Valutazione di impatto sanitario preventivo; 
  • l'adozione di un provvedimento speciale per Taranto con misure specifiche per la tutela dei lavoratori;  
  • il maggiore coinvolgimento delle istituzioni locali e delle parte sociali sul fronte degli investimenti previsti dal Cis necessari a far ripartire un'economia diversificata e che dia nuove possibilità di lavoro in un territorio particolarmente provato dal punto di vista occupazionale.