Probabilmente solo con il disperato intento di convincere l'opinione pubblica statunitense a supporto della candidatura dem di Kamala Harris, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, durante una conferenza stampa ad Halifax, in Canada,  ha affermato che Washington sta ancora lavorando "febbrilmente" con i mediatori egiziani e qatarioti al Cairo, nonché con quelli israeliani, per ottenere un cessate il fuoco a Gaza e un accordo sugli ostaggi.

I colloqui di domenica si sono conclusi con un nulla di fatto per la volontà israeliana di mantenere la presenza del proprio esercito nel sud e nel centro della Striscia, oltre al veto imposto su alcuni dei prigionieri palestinesi di cui Hamas ha chiesto la liberazione. 

Tanto perché sia chiaro quello che sta accadendo, vale la pena sottolineare che nel caso in cui Hamas avesse accettato tali condizioni - che nel piano presentato da Biden non erano previste - sicuramente Netanyahu avrebbe sollevato altre questioni, che avrebbe definito imprescindibili per la sicurezza di Israele... in modo da giustificare la continuazione della carneficina in atto a Gaza che, con quanto sta accadendo in Cisgiordania, conferma quale sia la vera motivazione di questa guerra: scacciare i palestinesi dalla Palestina.

In queste ore, uno dei tanti criminali che formano l'attuale governo Netanyahu, il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir, ha dichiarato di voler rivedere le norme che regolano l'accesso alla Spianata delle Moschee, dopo le innumerevoli provocazioni da lui compiute dal momento in cui è entrato in carica. L'intento è quello di innescare una rivolta nei Territori Occupati per aumentare la carneficina e la repressione anche in quella parte di territorio palestinese, o per esser corretti, in quello che rimane in mano ai palestinesi.

La comunità internazionale occidentale è apertamente complice nella politica di apartheid e genocidio di Israele e continua a supportare Israele, incolpando ora Hamas, ora Hezbollah, ora gli Houti, ora l'Iran di minacciare la sicurezza dello Stato ebraico. Quel che è curioso, però, è il perché uno Stato canaglia come lo Stato ebraico di Israele, debba rubare, depredare e uccidere il popolo palestinese e perché questo, senza far niente debba continuare a farsi derubare, depredare e sterminare.

Se c'è una logica, che qualcuno la spieghi... ma nessuno lo ha ancora fatto.

Gli Stati Uniti, che hanno raso al suolo l'Iraq per esportarvi la democrazia e che adesso riempiono di armi e soldi l'Ucraina del nazioanlista Zelensky perché ha diritto di difendere l'integrità territoriale del suo Paese dall'invasione russa, da una parte si propongono come mediatori tra Hamas e Israele, dall'altra forniscono le armi a Israele per continuare il genocidio a Gaza. Infatti, in base a quanto comunicato dall'IDF, finora sono più di 50.000 le tonnellate di armi che gli Stati Uniti, dallo scorso 7 ottobre, hanno inviato in Israele tramite 500 voli (il 500° è arrivato questo lunedì) e 107 spedizioni navali.

E non è meno colpevole il menefreghismo dell'Europa, dal Parlamento europeo alla Commissione Ue (soprattutto la sua presidente, rieletta nell'incarico), che non hanno proferito verbo nel condannare il genocidio del popolo palestinese.

E visto che delinquere non è un reato, nonostante i trattati internazionali in vigore, lo Stato ebraico continua a delinquere e continua a farlo con sempre più vigore, come dimostrano le continue stragi a Gaza, dove i bombardamenti dei civili vengono intervallati da evacuazioni giornaliere, addirittura di ospedali, come sta avvenendo per quello Al-Aqsa a Deir el-Balah, nel centro di Gaza, l'unico operativo in quell'area, da cui dei disgraziati vengono evacuati su barelle, sedie a rotelle, sollevati a braccia per andare... dove non si sa, così come non si sa da chi potranno essere curati.

Ma per i sostenitori della moralità dello Stato ebraico e di quella del suo esercito, tutto ciò è normale e dovuto.