Anche se ultimamente sembra abbia perso un po' di interesse, la questione fake è stata presente sui media italiani per alcuni giorni come argomento principale. Naturalmente, i media, e quelli italiani in particolar modo sempre pronti ad autocelebrarsi e ad autoassolversi, hanno subito individuato il web come principale artefice e promotore di falsità. Ovviamente non è così.

Se la memoria non fosse spesso così corta, i media dovrebbero ricordarsi di quanto è accaduto all'inzio del 2000 con la guerra in Iraq e la questione delle armi di distruzione di massa, una fandonia inventata dall'amministrazione Bush e ritrasmessa come plausibile da media e governi di mezzo mondo, nonostante smentite e mancanza di prove chiare ed inoppugnabili.

L'ONU definì la guerra in Iraq inutile e immotivata condannando implicitamente chi l'aveva promossa e supportata. Nessuna conseguenza vi è stata per Stati Uniti e Gran Bretagna e per i leader di quei paesi che avevano spinto per l'azione militare contro l'Iraq.

Quindi si può affermare, sulla base di quella esperienza, che una notizia di cui è impossible definire con certezza la veridicità o la falsità in base a prove certe, almeno per un certo periodo di tempo finisce per essere considerata sempre vera in funzione di chi ne supporta la veridicità.

Questo è quanto accaduto in passato e questo è quanto continua ad accadere oggi. L'ultimo esempio è l'accusa dell'amministrazione Obama nei confronti di Putin in relazione ad un suo presunto ordine diretto per aver influenzato il voto delle ultime presidenziali in favore di Donald Trump e a danno di Hillary Clinton.

A supporto della tesi ci sono i dossier raccolti dai servizi di sicurezza USA e resi pubblici. Il Cremlino non si è neppure scomodato nel fare una replica. Ci hanno pensato dei personaggi di secondo piano vicini al governo russo che hanno definito le prove contro Putin ridicole e prive di alcun riscontro, basate solo su dichiarazioni, dicerie e deduzioni.

I dossier, che il pubblico mai leggerà, servono solo a supportare la tesi dell'accusa come evidentemente fondata. I media provvederanno a certificarla ripetendola più o meno quotidianamente, dimenticandosi però di analizzarli in dettaglio.

A parte la quasi certa scarsa attendibilità della notizia, qual è il vero scopo dell'amministrazione Obama in quella che è sempre più chiaramente una campagna contro Trump? Infatti, in questa vicenda, l'unica cosa certa è la volontà di Obama di togliere qualsiasi credibilità a Donald Trump.

Obama, in otto anni, ha inghiottito qualsiasi boccone più che indigesto da parte di Israele, voltando la testa dall'altra parte e contraddicendo dichiarazioni e promesse da lui fatte in precedenza. Alla fine del mandato, Obama si è accorto che Netanyahu non è poi così una brava persona e non è poi così interessato alla pace. Curioso se ne sia accorto proprio adesso con Trump che vede Israele come unico interlocutore attendibile e plausibile per la definizione della questione palestinese. In pratica, per Trump, la questione Palestina si può risolvere facendo fare agli israeliani ciò che vogliono!

In futuro, Trump dovrà fare i conti con l'ultima presa di posizione degli USA al Consiglio di sicurezza dell'ONU. L'opinione pubblica interna, sensibile alla contrapposizione tra buoni e cattivi, non potrà non farsi domande in base al precedente che è stato creato.

E la questione elezioni? Anche in questo caso, ufficialmente, Obama punta il dito contro Putin, ma lo fa per mettere in imbarazzo e sotto scacco Trump, insinuando negli americani che sia una specie di marionetta che opera sotto dettatura per fare gli interessi di uno Stato straniero.

Finora quello che è stato scritto rientra nel campo del certo o, comunque, del plausibile. Quello che però sarebbe interessante capire e valutare è il perché Obama operi per screditare Trump. Obama sta facendo un semplice dispetto alla nuova amministrazione, una specie di vendetta per togliersi una soddisfazione personale, oppure sono solo i primi passi per un'azione di più lungo respiro che abbia come prospettiva futura la richiesta di impeachment, probabilmente per tradimento, per il neo presidente eletto?

Una domanda che il discorso di fine mandato di Obama, previsto per la prossima settimana, potrebbe contribuire a chiarire.