Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sollevato un nuovo vespaio di polemiche con le sue ultime dichiarazioni sul Canale di Panama. Domenica, durante un evento con i suoi sostenitori in Arizona, Trump ha accusato Panama di applicare tariffe di transito ritenute eccessive, minacciando di riprendere il controllo statunitense sul canale. Le affermazioni hanno suscitato una dura reazione del presidente panamense, José Raul Mulino, che ha difeso con forza l'indipendenza del suo Paese e il controllo sul canale.
Parlando all'AmericaFest, un evento organizzato dal gruppo conservatore Turning Point, Trump ha esortato il pubblico a considerare la questione del Canale di Panama come una priorità strategica per gli Stati Uniti. "Qualcuno ha mai sentito parlare del Canale di Panama?" ha detto con tono provocatorio. "Perché lì ci stanno fregando, come ci stanno fregando altrove... ovunque".
Dopo il discorso, Trump ha pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social una foto di una bandiera americana che sventola sopra un tratto d'acqua, accompagnata dalla didascalia: "Benvenuti al Canale degli Stati Uniti!" Ha poi insinuato che la Cina potrebbe esercitare un'influenza indebita sul passaggio, avvertendo che non avrebbe permesso che il canale cadesse "nelle mani sbagliate".
Le dichiarazioni di Trump non sono passate inosservate a Panama. In un messaggio registrato, diffuso domenica pomeriggio, il presidente Mulino ha affermato che l'indipendenza del Paese non è negoziabile e che le tariffe di passaggio non sono state stabilite "a capriccio", ma riflettono il valore strategico e commerciale della via d'acqua. Ha inoltre respinto le accuse di influenza cinese, specificando che la Cina non controlla il canale. Tuttavia, ha riconosciuto che una sussidiaria di CK Hutchison Holdings, con sede a Hong Kong, gestisce due porti agli ingressi del canale.
"Ogni metro quadrato del Canale di Panama e dell'area circostante appartiene a Panama e continuerà ad appartenere (a Panama)",
ha dichiarato Mulino, aggiungendo che qualsiasi tentativo di interferenza sarebbe contrario al diritto internazionale.
Il Canale di Panama, costruito e amministrato dagli Stati Uniti per gran parte del XX secolo, è stato restituito al controllo panamense nel 1999 in seguito a un accordo firmato nel 1977. Questo trattato, frutto di anni di negoziati, sanciva la sovranità di Panama sulla via d'acqua, pur mantenendo la cooperazione con gli Stati Uniti in caso di necessità strategiche.
Trump, tuttavia, ha sostenuto che la restituzione fosse vincolata al rispetto di determinati principi morali e legali: "Se questi principi non saranno rispettati, chiederemo che il Canale di Panama ci venga restituito integralmente, rapidamente e senza fare storie".
Le affermazioni di Trump segnano un'ulteriore evoluzione nella sua retorica, che spesso ha sfidato le convenzioni della diplomazia internazionale. Non è la prima volta che l'ex presidente si espone su questioni territoriali. Durante il suo primo mandato, aveva già espresso interesse per l'acquisto della Groenlandia dalla Danimarca, una proposta respinta con decisione. Di recente, ha fatto riferimento alla possibilità di trasformare il Canada in uno Stato degli Stati Uniti, sebbene non sia chiaro quanto seriamente intenda perseguire tale assurdità.
Il Canale di Panama è importante per il traffico marittimo mondiale e fondamentale per le importazioni statunitensi di beni commerciali dall'Asia e per le esportazioni di materie prime, come il gas naturale liquefatto. Qualsiasi tentativo di riprendere il controllo del canale rischierebbe di innescare una crisi diplomatica di vasta portata, con potenziali ricadute economiche e politiche.
Al momento, non è chiaro come Trump intenda procedere nel caso in cui sia da ritenersi seria la sua minaccia. In ogni caso, le sue parole hanno già messo in evidenza una visione della politica estera americana che non pare molto distante da quella della Russia di Putin o della Cina di Xi Jinping.