E’ figlio del “tempo sospeso” del lockdown, che ha fermato il mondo nella primavera 2020, il libro “Scacco al Re maggiore” di Lodovico Savino, edito da Aliberti editori, 185 pagine. Nato a Reggio Emilia nel 1981, Savino da 11 anni vive proprio in Trentino, terra di origine da parte di padre, e precisamente sull’Altopiano della Vigolana dove lavora in una multinazionale.
A vent’anni dal premio come finalista del Premio Campiello Giovani a Venezia, Savino ha dato alle stampe il suo nuovo lavoro, una fotografia dei quarantenni di oggi e della società moderna. E venti sono anche, in una metafora personale, gli anni che il protagonista si trova a dover recuperare risvegliandosi da un coma che lo ha tenuto in un letto di ospedale privo di conoscenza.
Ma “Scacco al Re maggiore” è la storia di un’amicizia, quella del protagonista Tommaso con due coetanei diametralmente opposti nel carattere, nelle scelte di vita e nel modo di rapportarsi agli altri. Nel recupero dei ricordi, della vita, del tempo perduto, Tommaso torna un po’ per volta alla normalità di una vita fra amici, luoghi di riferimento, indipendenza ed ovviamente la ricerca dell’amore, guidato ed accompagnato dall’estrosità di Ivan e la plombe di Manuel, che a loro modo raccontano uno spaccato di vita dei giorni nostri.
Si tocca il tema dei social e del virtuale che la fanno da padrone nella nostra società, ma che Ivan smaschera in tutta l’effimera vanesia di un mondo finto e oppiaceo, capace di rapire le persone alla vita. Una vita invece che va vissuta senza troppe domande e senza troppi pensieri, fra lavoro, casa, macchina, amici da incontrare al bar dove intrecciare relazioni facili, magari inseguendo il sogno di un amore vero, ma che viene posizionato a tempo debito. L’altra metà del cielo si divide fra ragazze da conquistare e su cui far colpo e donne come punto di riferimento, nello specifico la dottoressa che cerca di prendersi cura del ragazzo e la presenza rassicurante della barista, una figura materna, del locale preferito. Una società sola, anche se in mezzo alla gente, senza grandi ideali, che non lascia solchi indelebili, come la musica che la contraddistingue.
Nel libro la musica è una costante colonna sonora che suona rock. Ogni capitolo è titolato con il titolo di un brano rock, “un omaggio-come dice l’autore-all’ultima espressione musicale che ha lasciato un vero segno nella cultura musicale e nella società. Dopo il rock la musica si è trasformata in un prodotto usa e getta, da stagione, intercambiabile che si dimentica in fretta”.
Questo mondo effimero e sospeso che vive il qui ed ora trova un ulteriore confronto, quello con il quarto protagonista del libro, “un personaggio che inizialmente avevo visto marginale e più ruvido, ma che poi invece si è sviluppato proprio per quella voglia di contrasto funzionale al libro” dice Savino riferendosi all’anziano compagno di camera nell’ospedale in cui Tommaso svolge il periodo di riabilitazione. “Ho volutamente bypassato la generazione di mezzo, quella dei genitori, per esasperare il confronto fra il mondo dei nostri nonni, quelli che hanno fatto la guerra e i quarantenni e trentenni di oggi. Da un lato la fatica e i solidi principi, la rudezza frutto di una vita conquistata giorno per giorno con lo scopo di dare un futuro migliore ai figli, dall’altro i nipoti, figli di questi figli, cresciuti nella comodità e nella modernità, ma orfani di quella concretezza e saggezza d’altri tempi”.
E il tempo rimane sospeso nel libro scandito da uno svolgersi che tralascia volutamente la riabilitazione o immagini di famiglia, proprio perché il tempo del destino può essere molto o nullo e l’uomo, inconsapevole, ha il compito di farne tesoro mai sapendo quando la Signora con la falce viene a farci visita. “Il libro nasce su una sorta di rielaborazione di materiale pregresso-dice Savino-durante la solitudine del lockdown. Abitando da solo, lontano dalla famiglia, non mi bastava passare il tempo fra serie e film e le videocall con gli amici. Ho quindi voluto dare valore al mio tempo facendo ciò che amo, ritrovando la passione per la scrittura”
Figlio d’arte, Savino ha sempre sviluppato la passione per libri e studio anche sollecitato dal padre, erudito studioso, scrittore e mentore del figlio che fin da banchi di scuola ha spinto il ragazzo a documentarsi su testi universitari e letterari. Fu proprio la professoressa di italiano del liceo classico che frequentava a spingere il ragazzo a partecipare al Premio Campiello, letto il testo che il ragazzo aveva lasciato sul banco dedicato ad una ragazza. Agli studi umanistici segue la laurea in Ingegneria che porta nel 2008 Savino a trasferirsi in Trentino dove si realizza professionalmente come sales engineer per una multinazionale giapponese, dove attualmente lavora.
Il libro è disponibile su Amazon, ibs.it, mondadoristore, aliberticompagniaeditoriale.it, kobo.com, libro/cafe e libraccio.it.