Al termine della preghiera dell'Angelus di questa domenica, papa Francesco è tornato ad invocare la pace nelle zone di conflitto:

"Cessi il conflitto in Palestina e Israele, cessino le violenze, cessino gli odi, si rilasciano gli ostaggi, continuino i negoziati e si trovino soluzione di pace.  Non dimentichiamo le guerre che insanguinano il mondo, penso alla martoriata Ucraina, al Myanmar, penso al Medio Oriente, quante vittime innocenti, penso alle mamme che hanno perso figli in guerra. Quanti giovani, vite stroncate. Penso a Hersh Goldberg-Polin trovato morto inizio settembre insieme ad altri cinque ostaggi a Gaza. Nel novembre dell’anno scorso avevo incontrato la madre, Rachel, che mi ha colpito per la sua umanità. L’accompagno, in questo momento, prego per le vittime e continuo ad essere vicino a tutte le famiglie delle ostaggi", ha concluso Francesco.

A proposito del genocidio in Palestina, il Papa, sul volo che in settimana da Singapore lo ha riportato  a Roma, nella usuale conferenza stampa alla fine di ogni viaggio apostolico, ai giornalisti al seguito ha espresso più di un dubbio su come Israele sta conducendo la guerra a Gaza:

 "Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no. Ma per favore, quando si vedono i corpi dei bambini uccisi, quando si vede che per la presunzione che ci siano dei guerriglieri si bombarda una scuola, è brutto questo, è brutto".La Santa Sede lavora per un cessate il fuoco. Vi dico una cosa: tutti i giorni chiamo a Gaza, tutti i giorni, la parrocchia di Gaza. Lì dentro, nella parrocchia e nel collegio, ci sono 600 persone: cristiani e musulmani, ma vivono come fratelli. Mi raccontano cose brutte, cose difficili. Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no, ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando si vede che presumendo che ci siano lì alcuni dei guerriglieri, si bombarda una scuola: è brutto questo, è brutto! A volte si dice che è una guerra difensiva o no, ma alcune volte credo che sia una guerra troppo, troppo… E - mi scuso di dire questo - ma non trovo che si facciano i passi per fare la pace. Per esempio, a Verona, ho avuto un’esperienza molto bella: un ebreo, a cui era morta la moglie sotto un bombardamento, e uno di Gaza, a cui era morta la figlia, ambedue hanno parlato della pace, si sono abbracciati e hanno dato una testimonianza di fratellanza. Io dirò questo: è più importante la fratellanza che l’uccisione del fratello. Fratellanza, darsi la mano. Alla fine, chi vince la guerra troverà una grande sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, sempre, senza eccezioni. E questo non dobbiamo dimenticarlo. Per questo, tutto quello che si fa per la pace è importante. E inoltre voglio dire una cosa – questo è un po’ immischiarmi in politica ma voglio dirlo –: ringrazio tanto, tanto quello che fa il re della Giordania. È un uomo di pace e sta cercando di fare la pace, re Abdallah è un uomo bravo, buono".