Ci sono i 96 deputati di Macron guidati da Gabriel Attal, i 47 appartenenti ai repubblicani di Laurent Wauquiez, i 36 di MoDem che fanno capo a  François Bayrou, i 33 del partito Orizzonti di Edouard Philippe e, infine, i 22 membri del gruppo centrista di LIOT. 

È più o meno questa la minoranza su cui può fare affidamento il nuovo governo di Michel Barnier, costruito strizzando l'occhio ai neofascisti di Le Pen e Bardella, che hanno già fatto sapere di avere nelle loro mani la sua sopravvivenza politica e la conseguente regia di ciò che l'ex negoziatore della Brexit potrà o non potrà fare in base al loro placet.

Il nuovo governo di Michel Barnier è stato nominato sabato scorso e questa mattina i suoi ministri sono entrati ufficialmente in carica con il passaggio di consegne avvenuto nei vari ministeri. Alle 15 si è tenuto all'Eliseo, presente Emmanuel Macron, un primo Consiglio dei ministri che è terminato mezz'ora dopo.

Venerdì pomeriggio il nuovo esecutivo si riunirà a Matignon per mettere a punto il testo del discorso programmatico che Michel Barnier pronuncerà all'Assemblea nazionale il 1 ottobre.

In Francia un governo rimane in carica finché una "mozione di censura" non ottenga la maggioranza dei voti dei parlamentari. Finché i neofascisti riterranno conveniente che non cada, non gli voteranno la sfiducia. La sinistra che fa capo al NFP, invece, dovrebbe presentare una mozione di sfiducia già il 1 ottobre.

Macron, con le sue decisioni, sta pertanto consentendo ai fascisti, nell'ottantesimo anniversario della caduta del governo di Vichy, di tornare a governare in Francia. In Italia, lo abbiamo fatto nel centenario della marcia su Roma.