«Caro popolo degli Emirati Arabi Uniti,

Al Salamu Alaikum / la pace sia con voi!

Sono felice di poter visitare, tra pochi giorni, il vostro Paese, terra che cerca di essere un modello di convivenza, di fratellanza umana e di incontro tra diverse civiltà e culture, dove molti trovano un posto sicuro per lavorare e vivere liberamente, nel rispetto delle diversità.

Mi rallegra incontrare un popolo che vive il presente con lo sguardo rivolto al futuro. Con ragione lo Sheikh Zayed, il fondatore degli Emirati Arabi Uniti, di onorata memoria, dichiarava: «La vera ricchezza non risiede solo nelle risorse materiali, ma la vera ricchezza della nazione risiede nelle persone che costruiscono il futuro della loro nazione ... La vera ricchezza sono gli uomini».

Ringrazio vivamente Sua Altezza lo Sheikh Mohammed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, che mi ha invitato a partecipare all'incontro interreligioso sul tema “Fratellanza umana”. E sono grato alle altre Autorità degli Emirati Arabi Uniti per l'ottima collaborazione, la generosa ospitalità e la fraterna accoglienza offerte nobilmente per realizzare questa visita.

Ringrazio l'amico e caro fratello il Grande Imam di Al-Azhar, Dr. Ahmed Al-Tayeb, e quanti hanno collaborato alla preparazione dell'incontro, per il coraggio e la volontà di affermare che la fede in Dio unisce e non divide, avvicina pur nella distinzione, allontana dall'ostilità e dall'avversione.

Sono felice di questa occasione offertami dal Signore per scrivere, sulla vostra cara terra, una nuova pagina della storia delle relazioni tra le religioni confermando che siamo fratelli pur essendo differenti.

Con gioia mi accingo ad incontrare e salutare “eyal Zayid fi dar Zayid / i figli di Zayid nella casa di Zayid”, terra di prosperità e di pace, terra di sole e di armonia, terra di convivenza e di incontro!

Vi ringrazio tanto e ci vediamo presto! Pregate per me!»



Questo il contenuto del videomessaggio di Papa Francesco prima che il suo aereo quest'oggi, intorno alle 13:30, decollasse alla volta di Ab-Dhabi, dopo neppure una settimana dal ritorno dalla GMG di Panama.

Ed in occasione della sua visita nel Golfo Persico, non certo usuale per un Papa, acquistano ancor più significato le parole di preoccupazione che Francesco questa domenica ha dedicato, dopo la preghiera dell'Angelus, alla crisi umanitaria nello Yemen.

«La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Fratelli e sorelle, il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio.

Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l'osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione.

Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen. Ave o Maria…

Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte. Portiamo a casa con noi questo pensiero.»

Con queste parole all'Angelus, Francesco ha collegato la guerra in Yemen alla visita pastorale. In tal modo, il Papa ha fatto capire l'importanza di tale tema e che non sarà trascurato nei colloqui e negli incontri privati, ma che non sarà però trattato negli interventi pubblici per evitare imbarazzi e attriti diplomatici.