Così, il viceministro dell'Interno bielorusso, Gennady Kazakevich, ha riassunto la manifestazione che si è svolta a Minsk domenica scorsa: 

"I manifestanti che nel pomeriggio hanno lanciato pietre e bottiglie, oltre a brandire coltelli, quando è calata la notte hanno iniziato a costruire barricate e bruciare pneumatici. Questo non ha nulla a che fare con le proteste civili. Siamo di fronte a gruppi di militanti, radicali, anarchici... dei teppisti.A nome del ministero dell'Interno, dico che non lasceremo loro il controllo delle strade e garantiremo la legge nel Paese. Le forze di sicurezza sono state pertanto autorizzate d'ora in avanti a far uso anche di armi (letali) se necessario".


In realtà, decine di migliaia di bielorussi si sono riversati in strada in tutto il Paese per il nono fine settimana consecutivo per protestare contro la rielezione di Lukashenko, chiedere il rilascio di tutti i prigionieri politici e muove elezioni.

A Minsk, la polizia ha fatto un maggiore uso della forza rispetto a quanto avvenuto nelle precedenti manifestazioni, utilizzando cannoni ad acqua, granate stordenti e manganelli, con molti manifestanti picchiati senza motivo apparente. Più di 700 le persone arrestate, secondo quanto ha dichiarato il ministero dell'Interno.


Lukashenko può contare sull'appoggio della Russia di Putin, dettosi disponibile ad inviare forze di sicurezza russe nel caso la protesta degenerasse.

Al contrario, Unione europea, Regno Unito e Stati Uniti hanno rifiutato di riconoscere il nuovo mandato di Lukashenko, con Bruxelles che sta studiando nuove sanzioni da applicare alla Bielorussia.

Lukashenko, intanto, sembra aver cambiato strategia. Prima ha tentato (non si sa con quanta convinzione) di raggiungere un accordo con l'opposizione, pubblicando anche una foto dell'incontro avuto con le forze politiche sconfitte nell'ultima tornata elettorale. Ora, invece sembra intenzionato ad estremizzare la situazione e, con l'uso della forza, cerca lo scontro frontale con i manifestanti, come per avere un motivo valido per giustificare l'invio di truppe da parte di Putin.