Una valutazione preliminare dell'intelligence statunitense ha sollevato non pochi dubbi sull'efficacia degli attacchi militari condotti dagli Stati Uniti contro gli impianti nucleari iraniani durante lo scorso fine settimana. Secondo quanto riportato da tre fonti riservate a Reuters, l'offensiva avrebbe ritardato il programma nucleare di Teheran solo di pochi mesi — ben lontano dalla "distruzione totale" sbandierata dal presidente Donald Trump.

Il rapporto è stato redatto dalla Defense Intelligence Agency (DIA), organo di spicco del Pentagono, e suggerisce che l'Iran potrebbe riprendere le attività nucleari entro uno o due mesi. Questo quadro contrasta nettamente con la narrazione ufficiale dell'amministrazione Trump, che ha presentato l'operazione come un colpo decisivo alla capacità nucleare di Teheran.

Mentre il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha dichiarato che l'attacco ha "annientato la capacità dell'Iran di creare armi nucleari", le fonti interne e gli analisti esterni non sono dello stesso avviso. Le bombe anti-bunker utilizzate hanno effettivamente colpito le strutture, causando danni agli ingressi e alle infrastrutture critiche, ma non hanno fatto collassare i bunker sotterranei né eliminato del tutto le centrifughe o le scorte di uranio.

In particolare, i siti di Fordow, Isfahan e Natanz — centrali per il programma iraniano — sono stati colpiti, ma la valutazione dei danni è ancora in corso. Secondo una fonte, alcune centrifughe risultano intatte e la ripresa delle attività dipenderebbe solo dal tempo necessario per ricostruire l'infrastruttura tecnica di supporto.

Il Washington Post ha riportato che, nonostante i danni, l'Iran conserva ancora uranio altamente arricchito sufficiente per circa nove testate e dispone di centrifughe avanzate per un nuovo impianto in fase di sviluppo, confermato all'AIEA.

Il dibattito all'interno dell'apparato statunitense è acceso: da un lato il Pentagono difende l'efficacia dell'operazione, dall'altro la DIA e parte della comunità di intelligence mostrano maggiore cautela. Anche tra i funzionari governativi emergono divergenze. Una fonte ha dichiarato che "gli Stati Uniti non conoscono ancora la vera entità dei danni".

A livello politico, i Democratici mettono in discussione le affermazioni di Trump. Il leader della minoranza alla Camera, Hakeem Jeffries, ha detto chiaramente: "Non ho visto alcuna prova che il programma nucleare sia stato completamente e totalmente annientato".

Nel frattempo, i briefing riservati per i membri del Congresso sono stati cancellati, lasciando ulteriore spazio a speculazioni e disinformazione.

In sintesi, mentre la Casa Bianca insiste sulla narrativa del successo totale, le valutazioni tecniche e strategiche raccontano una storia più sfumata: l'Iran è stato colpito, ma non fermato. E l'idea che 14 bombe da oltre 13mila Kg. possano risolvere un problema così complesso appare, al momento, più propaganda che realtà.

E così, durante il vertice NATO in svolgimento all'AIA, Donald Trump è tornato sull'argomento etichettando gli attacchi missilistici contro i siti nucleari in Iran "una catastrofe" per Teheran, per poi dover ammettere che le valutazioni dell'intelligence sulla reale portata dei danni sono ancora incerte e contraddittorie.

Secondo quanto riportato da Trump durante un incontro con il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, l'intelligence americana ha fornito informazioni "molto inconcludenti" sui reali danni inflitti al programma nucleare iraniano:

"L'intelligence dice: ‘Non lo sappiamo, potrebbe essere stati molto gravi'. Quindi immagino sia corretto, ma credo che possiamo accettare il ‘non lo sappiamo'. È stato molto grave. È stata una catastrofe”, ha dichiarato il presidente USA con i suo modo di esprimersi poco più che elementare.

Non soddisfatto ha poi aggiunto che, secondo lui, l'Iran non riprenderà mai più seriamente lo sviluppo nucleare, sostenendo che l'attacco ha rallentato il programma "praticamente di decenni".

Accanto a Trump erano presenti il Segretario di Stato Marco Rubio e il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, entrambi scettici sulla fuga di notizie legata alla DIA e sulla veridicità della copertura mediatica del rapporto. Rubio ha annunciato l'apertura di un'indagine per identificare chi abbia diffuso il rapporto riservato, insinuando che i contenuti potrebbero essere stati travisati. 

Questo è il drammatico scenario delle condizioni in cui si trova l'amministrazione degli Stati Uniti. Niente di cui meravigliarsi considerando la qualità delle persone che vi operano. Invece, in quanto a preoccuparsi... è un altro paio di maniche! E a ulteriore conferma di ciò, si riportano anche le dichiarazioni dell'ultim'ora...

"Parliamo di un impianto costruito 30 piani sottoterra, progettato per resistere a tutto. Riempirlo di materiale fissile è un'operazione lunga, pericolosa – non è come spostare una scatola o cambiare una scarpa. La nostra intelligence crede che non avessero ancora completato nulla".

Trump ha poi escluso l'ipotesi di una ripresa imminente del programma nucleare iraniano:

"Non stanno cercando di costruire una bomba, e dopo quello che è successo, di certo non vogliono ricominciare. Hanno petrolio, sono persone intelligenti. Possono tornare indietro".

Come se non bastasse, il presidente americano ha parlato anche di un accordo raggiunto nei giorni passati con la leadership iraniana, definendolo "un accordo equilibrato". Di che accordo sta parlando? Mistero!

"Penso che potremo avere una relazione con l'Iran. In questi ultimi giorni abbiamo raggiunto un accordo equilibrato. È stato un colpo decisivo, e una vittoria per tutti, anche per loro".

Infine, Trump ha anche espresso piena solidarietà a Israele...

"Israele è stato colpito molto duramente. Quei missili hanno danneggiato molti edifici. Sono stati fantastici nella risposta. Bibi Netanyahu deve essere molto orgoglioso di se stesso".

... senza dimenticare Gaza:

"Penso che si stiano facendo grandi progressi a Gaza, credo grazie all'attacco che abbiamo fatto. Penso si stiano facendo grandi progressi a Gaza. Penso che, grazie a questo attacco che abbiamo fatto, avremo delle ottime notizie".

E tanti sono i grandi progressi fatti a Gaza che oggi - finora! - le IDF hanno ucciso 51 palestinesi, mentre sono 7 i militari dello Stato ebraico uccisi nelle scorse dai miliziano della resistenza palestinese.