Martedì, nel quinto giorno consecutivo del conflitto tra Teheran e Iran, la tensione ha raggiunto nuovi picchi con dichiarazioni al vetriolo, minacce e un'escalation militare sempre più marcata. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato alla carica su Truth Social, invocando la "resa incondizionata" dell'Iran e lasciando intendere che la pazienza americana si sta esaurendo.
È lo stesso Trump che fino a 24 ore prima aveva detto che gli Stati Uniti non avevano avuto alcun ruolo nella decisione di Israele di attaccare l'Iran. È lo stesso Trump che in campagna elettorale aveva promesso che la sua amministrazione non avrebbe iniziato o supportato alcun nuovo conflitto all'estero. È lo stesso Trump che ha nominato Tulsi Gabbard come direttrice dell'Intelligence Nazionale... la stessa Tulsi Gabbard che al Congresso poco tempo fa ha dichiarato che l'Iran potrebbe dotarsi di un'arma nucleare solo tra tre anni, al di là di vedere poi come avrebbe potuto utilizzarla!
"Non lo uccideremo (non lo uccideremo!), almeno non per ora", ha scritto Trump riferendosi alla Guida Suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. Pochi minuti dopo, ha rincarato la dose pubblicando questo ultimatum: "RESA INCONDIZIONATA!"
Quindi, interpretando ciò che ha scritto, se da un lato esclude (almeno per il momento) l'eliminazione fisica del leader supremo iraniano, dall'altro Trump lascia intendere che l'opzione non è del tutto fuori dal tavolo.
Sul terreno (anzi, nei cieli), martedì la situazione è peggiorata di ora in ora. Sono state segnalate esplosioni a Teheran e Isfahan, mentre dal nord al sud di Israele le sirene d'allarme hanno suonato a più riprese, segnalando l'arrivo di droni e missili balistici, che non tutti vengono fermati dai sistemi di difesa dello Stato ebraico. I danni riportati da Israele sono in parte oscurati dalla censura militare.
Benjamin Netanyahu ha dichiarato che non ci sarà tregua fino a quando il programma nucleare iraniano non sarà fermato. Trump, nel frattempo, ha suggerito che un allentamento degli attacchi israeliani potrebbe avvenire solo in cambio di pesanti restrizioni sull'arricchimento dell'uranio. Teheran, dal canto suo, ribadisce che il proprio programma nucleare ha finalità pacifiche e che non ha intenzione di sviluppare armi atomiche.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, è intervenuto il ministro della Difesa israeliano Israel Katz che ha dichiarato che Khamenei potrebbe fare la fine di Saddam Hussein, il dittatore iracheno rovesciato dagli Stati Uniti nel 2003 e impiccato tre anni dopo. Non è solo retorica: le parole sembrano preludere alla volontà di perseguire una strategia di decapitazione e cambiamento del regime iraniano, nonostante le esperienze in tal senso in Libia, Siria, Iraq e Afghanistan abbiano ampiamente dimostrato il fallimento di tale strategia.
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno inviando nuovi aerei da combattimento in Medio Oriente (F-16, F-22 e F-35), oltre a prolungare la presenza di quelli già schierati nella regione. Israele sostiene di avere il controllo dello spazio aereo iraniano e promette un'intensificazione della campagna di attacchi nei prossimi giorni.
Inoltre, non va dimenticato che gli attacchi a siti energetici strategici, tra cui il gigantesco giacimento di gas di South Pars (condiviso da Iran e Qatar), rischiano di destabilizzare ulteriormente i prezzi del greggio e del gas naturale, con ricadute internazionali potenzialmente gravi.
Mercoledì proseguono gli attacchi reciproci. Israele ha iniziato nuovamente a lanciare bombe nello spazio aereo di Teheran, mentre l'Iran, oltre a confermare tramite il proprio responsabile Mohammad Eslami che la situazione degli impianti nucleari iraniani è "buona", ha ripreso i lanci di droni e missili verso lo Stato ebraico.
L'ex ministro dell'Economia iraniano Ehsan Khandouzi ha affermato che le petroliere e i carichi di GNL dovrebbero transitare nello Stretto di Hormuz solo con il permesso iraniano e che questa politica dovrebbe essere applicata "da domani per cento giorni". Non è ancora chiaro se Khandouzi abbia condiviso una sua opinione personale o se abbia anticipato la decisione delle autorità iraniane che, visto quanto sta accadendo, appare sempre più probabile. "Questa politica è decisiva se attuata in tempo. Qualsiasi ritardo nella sua attuazione significa prolungare la guerra", ha scritto Khandouzi su X.
In ogni caso, l'ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra, Ali Bahreini, oggi ai giornalisti ha affermato che l'Iran risponderà agli attacchi israeliani senza riguardo alcuno: "Non mostreremo alcuna riluttanza nel difendere il nostro popolo, la nostra sicurezza e la nostra terra. Risponderemo con serietà e forza, senza ritegno".
Bahreini ha dichiarato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che gli attacchi israeliani rappresentano un atto di "guerra contro l'umanità" e ha criticato duramente gli altri Stati per non aver condannato tali atti.
"Il deliberato attacco agli impianti nucleari iraniani non solo costituisce una grave violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, ma rischia anche di esporre tutte le persone dei Paesi limitrofi a possibili pericolose radiazioni. Questo non è un atto di guerra contro il nostro Paese, è una guerra contro l'umanità", ha affermato.
Ali Bahreini ha poi aggiunto: "Non sentiamo quasi nulla da quei sedicenti paladini dei diritti umani"... impossibile dargli torto!