L'esercito russo sta producendo il massimo sforzo per sfondare nel Donbass, mentre nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore inizierà l'attacco per conquistare la regione di Odessa, per chiudere l'ultimo accesso dell'Ucraina al Mar Nero.
Nel Donbass, Mosca vuole tagliar fuori le forze ucraine a difesa della regione, chiudendole in un sorta di tenaglia che viene messa in atto con i tentativi di avanzata a nord da Izyum, Sloviansk e Kramatorsk, mentre a sud l'esercito russo cerca di avanzare da Zaporizhzhia, dove, anche in quell'area, si registrano ormai pesanti combattimenti.
La strategia per occupare completamente la fascia costiera nel sud dell'Ucraina vede i russi impegnati nel bombardare Mykolaiv e, più a ovest, Ochakiv, per aver spianata da est la strada verso Odessa che, da ovest, verrà probabilmente attaccata dalle forze russe che si trovano in Transnistria, dove nelle scorse ore due antenne radio che trasmettono in russo sono state fatte saltare in aria, mentre già in precedenza esplosioni erano state registrate nei pressi del ministero per la Sicurezza a Tiraspol.
Secondo molti, quest'ultime sono giudicate come operazioni sotto falsa bandiera, organizzate dai russi per giustificare l'intervento delle forze militari che si trovano nella striscia di terra tra Moldavia e Ucraina.
Per supportare lo sforzo dell'esercito ucraino, si stanno moltiplicando e accavallando gli annunci dell'invio di nuove armi, con la Polonia che annuncia l'invio a Kiev di carri armati, la Gran Bretagna che ha dichiarato di aver approvato l'invio (in piccolo numero) di blindati Stormer, dotati di sistemi di lancio per missili antiaerei Starstreak, mentre la Germania invierà i cannoni semoventi per la difesa aerea Gepard, in servizio dagli anni '70, oltre, ma non è ancora confermato, ad un centinaio di Marder, veicoli da combattimento utilizzati dalla fanteria insieme ad alcuni carri armati Leopard... tutto materiale che, con una punta di malizia, si può definire come scarti di magazzino, considerando che a Berlino adesso vogliono spendere per dotare il proprio esercito con mezzi militari efficienti di nuova generazione.
Un escalation negli armamenti che il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha etichettato come anticamera di una terza guerra mondiale, dove verrebbero utilizzate armi non più convenzionali, definendo già quella attuale una guerra per procura, dove l'Ucraina farebbe le veci della Nato.
Quella di Lavrov, più che una minaccia, va intesa come un promemoria per ricordare all'occidente che Putin non potrà contabilizzare un'altra sconfitta come quella registrata con il ritiro dal nord dell'Ucraina e, pertanto, se non riuscirà a sfondare con le armi tradizionali, non esiterà a ricorrere ad altri tipi di armamenti.
In base agli ultimi aggiornamenti dell'esercito di Kiev, dal 24 febbraio la Russia avrebbe perso circa 22.100 soldati, 918 carri armati, 2.308 mezzi corazzati per il trasporto di personale, 1.643 veicoli, 416 sistemi di artiglieria, 149 sistemi di lancio multiplo di razzi, 69 sistemi di difesa antiaerea, 154 elicotteri, 184 aerei, 76 serbatoi di carburante, 205 UAV (droni) e otto imbarcazioni.
I ministri della Difesa dei paesi della Nato e dell'Unione Europea si incontrano oggi in Germania, nella base dell'aviazione americana a Ramstein, per discutere di ulteriore assistenza militare da fornire all'Ucraina.
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