È possibile trovare un termine che possa riassumere la campagna elettorale alle prossime politiche del 25 settembre? Sì, è contraddizione, a cui è logicamente associabile l'attributo conseguente: contraddittoria.

Si parte dalla legge elettorale che è spacciata per "regalare" una maggioranza ai partiti che si presentano in coalizione. Ma sappiamo fin d'ora, sulla base di esperienze decennali, che le coalizioni in Italia durano (a fatica) fino all'esito del voto, dopo ogni partito che vi fa parte cerca la scusa meno assurda per fiondarsi verso ciò che al momento ritiene più conveniente per il proprio gruppo parlamentare, in modo da rompere l'alleanza fino al giorno prima descritta come indissolubile.

Inoltre, l'ultima legge elettorale creata dal diversamente geniale Rosati è un insieme di proposte che agli elettori vengono riassunte dai partiti con il seguente messaggio: metti la croce qua, dov'è il mio simbolo, e non ti preoccupare d'altro... Chi siano i candidati scelti a rappresentarli, quanto conoscano il territorio di un collegio e le problematiche ad esso relative non deve interessare chi vota. Ed è evidente che sia così, perché la faccenda finirebbe per essere ben più che imbarazzante, visto che a rappresentare gli elettori di una o più province sono stati scelti candidati che in quella provincia non ci sono mai andati, neppure in vacanza.

E perché allora un elettore dovrebbe votarli?

Ma quanto appena riferito è solo un aspetto del problema. Prendiamo allora  in considerazione le coalizioni.

Quella di destra-centro è formata da un partito di ex (dicono loro) fascisti, da un partito di ex padani e da un partito della Fininvest. Il primo è un partito nazionalista, il secondo è un partito regionalista, il terzo è un partito aziendalista. È possibile che tra questi vi sia una sintesi che possa realmente unirli? Pensando di aver già vinto, il leghista Zaia già anticipa di dar seguito all'autonomia del Veneto, con l'intento di non condividere con il resto d'Italia quanto la regione produce in termini di Pil. FdI è d'accordo? Ovviamente no, ma entrambi i partiti adesso dicono che una sintesi si troverà... dopo il voto. Forza Italia non ha problemi finché politiche e fatturato Fininvest non vengano compromessi, senza dimenticare la tutela alle beghe giudiziare di Berlusconi... ma queste sono cose scontate. Tutto ciò non è alquanto contraddittorio? Ma è solo un esempio tra i tanti.

E che dire del terzo polo! I due galletti Calenda e Renzi, rivolgendosi ai rispettivi staff è quasi sicuro che parlino dell'alleato definendolo con termini tutt'altro che eleganti, ma essendo entrambi due zoppi che si sono apparentati per riuscire a camminare, in pubblico fingono di apprezzarsi e stimarsi, rimanendo però in frenetica attesa di potersi mandare a cag.... non appena le urne avranno indicato l'esito del voto... purché le rispettive forze politiche abbiano raggiunto almeno la soglia del 3%. 

La coalizione dem invece è onestamente e dichiaratamente il simbolo della contraddizione. Per Letta presentarsi insieme a Verdi e Sinistra Italiana è solo una scelta strumentale, in chiave elettorale... Evviva. Ma se vinci le elezioni poi che fai se con loro non vuoi governare? Questa è una domanda troppo difficile per Letta e ancora non è stato in grado di fornire una risposta credibile, come ormai ha rinunciato a fare in relazione alla domanda in cui gli vengono chiesti lumi sul perché allearsi con Si che era all'opposizione del governo Draghi e non con i 5 Stelle che del governo Draghi facevano invece parte. Quindi, come non etichettare anche questa coalizione con contraddittoria?


È chiaro a tutti che chi va a votare domenica non voterà i programmi, ma le persone. Giorgia Meloni perché è una donna e fa simpatia, Calenda perché ha l'aria da persona competente, Salvini perché è pieno di madonne, ecc. 

Ma costoro non dovrebbero essere solo portavoce dei dei programmi dei rispettivi partiti? Ma figuriamoci. Ben che vada la gente si ricorda di alcune promesse che ha sentito pronunciare da questi capipopolo, ma non sa neanche lontanamente quali siano i passi e le iniziative per metterle in pratica... figuriamoci.

Così gli elettori si lasciano affascinare dal conservatorismo della Meloni, ma senza che sia stato loro fatto sapere fino a che anno, procedendo indietro nel tempo, si debba retrocedere per arrivare come termine di riferimento al rispetto dei valori e dei diritti che oggi dovrebbero essere conservati o ripristinati. Ma non è la sola contraddizione. La sorridente profeta degli interessi della patria, dice di volere uno Stato etico (Dio, patria e famiglia) basato sul cristianesimo e poi vuole respingere coloro che il Vangelo (mi sembra abbia a che vedere con il cristianesimo - "du iu no?" direbbe la Meloni) dice invece di accogliere. Ma questa è solo una delle tante contraddizioni del suo programma.

E che dire del Calenda pensiero che al mattino dice agli altri partiti che dopo il voto tutti dovrebbero allearsi per trovare un comune accordo di governo, mentre nel pomeriggio dichiara che chi li guida sono, quando va bene, degli incapaci, sprovveduti e ignoranti con cui non vuole avere niente a che fare. Coerente, no? E si potrebbe aggiungere del reddito di cittadinanza da lui descritto come voto di scambio, mentre alle spalle ha un cartello con il logo di Confindustria, le cui aziende - tra agevolazioni e contributi a fondo perduto - ricevono ogni anno dieci volte di più di quanto lo Stato garantisca ai percettori del RdC. 

E che dire del suo nemico/alleato, Matteo Renzi, che passa le giornate a dire quanto sia "brutto e cattivo" il 5 Stelle Conte, mentre lui da anni è il simbolo vivente del politico bugiardo che fa l'esatto contrario di ciò che ha detto e promesso.

E a sinistra tutto bene? Per nulla, visto che il Pd si spaccia come partito socialista, mentre è una riproposizione mal riuscita della Democrazia cristiana. Dice di essere il partito dei lavoratori per poi approvare tutto ciò che è utile agli industriali, ma sempre e solo in nome della responsabilità, che è diventato il paravento al lungo elenco di promesse disattese di cui si è oramai perso il conto.

E la sinistra sinistra di Mdp, Si e Verdi? Dice di rappresentare la sinistra dura e pura per poi correre da Letta perché garantisca un seggio certo almeno ai loro segretari.

Si può continuare all'infinito, ma la sostanza non cambia. 

A questo punto, però, viene da chiedersi se valga realmente la pena andare a votare.