Sergio Mattarella: "Marcinelle e le altre tragedie che hanno coinvolto migranti italiani nei cinque continenti costituiscono ancora oggi un monito ineludibile a promuovere la dignità del lavoro, valore irrinunciabile della identità della nostra comunità".

E a proposito della dignità del lavoro, questo è quello che Mattarella si è dimenticato di dire, in relazione a Marcinelle, e che va ricordato:

"Marcinelle è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero. Non fu la prima né l’ultima, ma rappresenta uno dei tasselli più dolorosi del variegato mosaico della migrazione italiana nel mondo. L’incendio nella miniera di Marcinelle, avvenuto l’8 agosto 1956 – nel quale morirono 262 lavoratori di dodici nazionalità, tra cui 136 italiani –, non costituì solo l’ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria. Alla faticosa ricerca di un nuovo assetto istituzionale e in una condizione di incertezza totale sul proprio futuro, l’Italia, fin dal 1946, aveva gettato le basi organizzative di uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi. Le piazze e i bar dei paesini, da Nord a Sud, furono tappezzati di manifesti rosa che incitavano a partire per le miniere del Belgio. Parallelamente ai centri di emigrazione, si sviluppò anche la rete dei trafficanti di migranti. Regolari o irregolari, l’importante era che fossero tanti, un esercito chiamato a combattere la «battaglia del carbone», scavando nelle viscere della terra quella risorsa necessaria al rilancio economico dell’Europa. Molti, dopo i primi mesi, rimpatriarono o furono arrestati per il rifiuto di sottostare alle condizioni disumane su cui Bruxelles e Roma si erano accordate: un flusso di almeno 2000 minatori a settimana, in cambio di una fornitura di carbone, che però non arrivò mai. Oggi, a sessant’anni da quella tragedia, è venuto il momento di stabilire un rigoroso bilancio storiografico, di diffondere le testimonianze più dirette e toccanti, di rivisitarne le drammatiche immagini e di ripristinare una memoria collettiva all’altezza di quella dolorosa tragedia, in cui si riscoprono momenti e contesti che per molti aspetti assomigliano alle tristi pagine attuali di cronaca delle migrazioni". [1]

Infine, chiudiamo il ricordo di Marcinelle con l'ennesima, inopportuna quanto becera, dichiarazione del ministro del bar dello sport, "el tamburo principal della banda d'Affori", il segretario della Lega, Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che neppure in relazione ad una tragedia ha voluto rinunciare alla propaganda (post) fascista di cui si è fatto da tempo promotore e paladino, finendo per fare una nuova brutta figura, non solo per la caduta di stile, ma per l'ignoranza delle relazioni storico -economiche che collegano le migrazioni di ieri con quelle di oggi:

"A sessantotto anni dalla tragedia, ricordiamo e onoriamo le 262 vittime innocenti, di cui 136 italiani, che persero la vita in una miniera di Marcinelle, in Belgio. Fondamentale riaffermare l’impegno affinché il lavoro sia sempre più sicuro, con l’auspicio di non vedere nessuno equiparare i nostri emigranti italiani del passato, che lasciavano la loro terra per andare a lavorare in giro per il mondo con sacrificio e impegno, a quei clandestini fatti sbarcare in Italia e in Europa e mantenuti a spese dei cittadini".

Essere come Salvini, non è una colpa e neppure un problema... finché ad uno come Salvini non si affidino le sorti di un ministero.


[1]
  Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone di Toni Ricciardi. 

www.researchgate.net/publication/304627444_Marcinelle_1956_Quando_la_vita_valeva_meno_del_carbone