In attesa che riprendano i lavori parlamentari e si riaprano dialettiche e polemiche tra i partiti di maggioranza e opposizione, si inizia ad aprire anche il fronte di riposizionamento dei partiti che adesso fanno parte della maggioranza che supporta il governo in vista delle prossime politiche.

A destra, da capire con chi si alleerà, e se si alleerà con qualcuno, il partito di Angelino Alfano i cui voti, in Sicilia, fanno gola sia a Forza Italia che al PD. Tutto, naturalmente, dipenderà anche dalla legge elettorale che verrà approvata.

A sinistra, invece, da capire che cosa farà Articolo Uno - MDP, il nucleo principale di quello che sarà il nuovo schieramento che si presenterà agli elettori che ha come ispiratore l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. E per capirlo, può essere utile leggere questa intervista di Roberto Speranza, rilasciata nello scorso fine settimana, in cui il leader MDP non dà per scontato l'appoggio del suo gruppo alla manovra finanziaria.

 

Allora Speranza, dai vari proclami sembra che abbiate già deciso di non votare la legge di bilancio e di far cadere il governo. Vero?
«Sì esiste questa possibilità, ma non è una scelta già assunta, il nostro non è pregiudizio. Valuteremo nel merito il lavoro nelle prossime settimane, ma chiediamo con forza una svolta sui temi economici e sociali, perché fino ad ora le proposte del governo ci sono sembrate insufficienti».

Quali sono le condizioni che ponete a Padoan e Gentiloni per votare la manovra?
«La prima: tenere lontane le tentazioni di una manovra elettorale fatta non nell’interesse del paese ma di chi vuole costruire consenso a buon mercato attraverso bonus e regalie fiscali: che non servono a nulla e che non hanno prodotto lo sviluppo che invece era possibile».

Renzi vuole vedersi riconosciuto il merito di questa ripresa del Pil. Sbaglia?
«In questi anni c’è stata una straordinaria congiuntura: basso costo del denaro e dell’energia e iniezioni di capitali immessi nel sistema dalla Bce. C’è una ricerca dell’istituto Nens molto precisa in proposito: se i 30 miliardi spesi nei famosi mille giorni fossero stati impiegati sugli investimenti e non sui bonus, avremmo avuto una crescita del pil doppia di quella che c’è ora».


Come vanno impiegate le maggiori risorse che vengono dalla crescita più alta?
«In due filoni fondamentali: primo gli investimenti, unica leva che può produrre lavoro e occupazione: per infrastrutture, qualità abitativa, ambiente. Due: l’equità sociale. Le due grandi leve della redistribuzione sono il sistema sanitario pubblico, a cui continuano a essere sottratte risorse e che sta subendo un processo di privatizzazione strisciante; e scuola-università. E c’è poi bisogno di una misura universale di contrasto alla povertà. Se si fanno queste cose e se c’è un luogo in cui discutere queste priorità, noi ci siamo. Ma se l’orizzonte resta quello degli ultimi anni, a partire dai bonus fiscali, se si fa una politica elettoralistica di centrodestra, i voti li vadano a prendere da Verdini o Berlusconi che hanno dato discreta disponibilità a sostenere certe scelte».


Mentre voi un po’ meno, malgrado la promessa di lealtà all’esecutivo…
«Da quando è nato il governo abbiamo sempre votato la fiducia, al netto di chi tende a far credete il contrario. L’unico no è stato per i voucher reintrodotti, un errore inaccettabile compiuto con i voti di Berlusconi e Verdini».


A proposito di alleanze, darete vita prima del voto ad una nuova formazione unitaria con Pisapia? E quando il battesimo?
«Sì, penso che questo sia l’interesse del paese e del nuovo grande spazio progressista che da mesi tutti insieme stiamo coltivando. Alla fine di ottobre organizzeremo una giornata di partecipazione popolare e democratica per avviare questo nuovo progetto».


E come sarà strutturato? Come un partito tradizionale?
«Sì un nuovo partito è il punto di arrivo. Non basta un semplice cartello elettorale o una sommatoria di sigle solo per arrivare alle urne. Serve una nuova casa politica per un popolo progressista che non si riconosce più nelle politiche sbagliate del Pd renziano negli ultimi anni.


Sarà Pisapia il leader riconosciuto anche da voi?
«Sì, Pisapia ha tutte le qualità per unire e rappresentare questo popolo».


Superate le incomprensioni tra voi di fine luglio?
«Le ragioni del percorso unitario a cui stiamo lavorando sono molto più forti di ogni incomprensione e personalismo. Vogliamo lanciare un’offensiva che vada al di là della sommatoria tra noi e Pisapia, proviamo a dare una casa ad un popolo che è nel Pd e fuori dal Pd. Noi vogliamo fare un nuovo grande partito progressista di questo paese, in cui la sinistra possa stare a testa alta, dove vi sia anche il mondo cattolico democratico, l’associazionismo e l’ambientalismo. Una proposta che si rivolge oltre i nostri confini, alla minoranza che è ancora nel Pd, a chi è alla sua sinistra, senza veti».

A proposito di veti, se si candidassero Bersani e D’Alema sarebbe un problema per voi più giovani?
«Assolutamente no. Nessun veto sarebbe accettabile, specie rispetto a due personalità che hanno rappresentato la storia del centrosinistra italiano. La rottamazione è un concetto da archiviare».


Concetto che anni fa portò al successo di Renzi. Oggi che effetto le fa vedere il suo libro in testa alle classifiche?
«Mi pare che abbia avuto una promozione straordinaria. Dopodiché, il punto non è Renzi, ma come è cambiato il Pd in questi anni. Il Pd di Renzi sembra un partito che insegue tutti: Forza Italia sul fisco, la Lega sull’immigrazione e i 5Stelle sui costi della politica».


Riconosce dei meriti a Gentiloni? Dovrebbe essere lui il candidato premier del centrosinistra?
«Un cambio di toni e un atteggiamento di sobrietà apprezzabile. Ma ancora nelle scelte di merito prevale la continuità con il renzismo e quindi per me così non va. Per questo chiediamo una svolta nella manovra, senza la quale diventerà impossibile continuare a sostenere il suo governo».