Sul fronte ucraino, dopo la vittoria di Trump alle presidenziali 2024, la situazione è fluida. Sul versante politico, il saltimbanco Zelensky ha iniziato le operazioni di riposizionamento per accattivarsi le simpatie del futuro nuovo presidente americano e adesso non parla più di controffensive, ma di fine del conflitto entro il 2025, guardandosi bene, però, dallo specificare come. Fino a qualche mese fa l'ipotesi di concessioni territoriali che potessero far parte di un accordo di pace erano bollate dal presidente ucraino più o meno come bestemmie.
Anche la comunità internazionale, intesa come quella europea, cerca un riposizionamento, anche in relazione al fatto che una parte dei sovran-nazionalisti tipo Meloni si era adagiata sulle posizioni di Biden, per una guerra a oltranza, cui far seguire - prima o poi - l'ingresso di Kiev nella NATO.
Adesso in Europa si sta andando in ordine sparso, sia per le crisi economico-politiche di alcuni Stati, Germania in primis, sia perché a Bruxelles non solo non è ancora entrata in carica la nuova commissione, ma non si sa neppure con certezza chi la guiderà e quale sarà il suo indirizzo.
In questo quadro, il 15 novembre, Scholz ha telefonato a Putin. Il tono della telefonata tra e il cancelliere tedesco, secondo quanto riferisce la Tass riportando il commento che ne ha dato oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, è stato professionale, mentre la conversazione è stata piuttosto schietta, dove le parti hanno esposto reciprocamente le loro posizioni. Quella di due giorni fa è stata la prima telefonata tra i due dall'inizio di dicembre 2022. Secondo il servizio stampa del Cremlino, i leader hanno discusso dell'Ucraina, del conflitto in Medio Oriente e delle relazioni bilaterali tra Mosca e Berlino. Putin e Scholz hanno concordato che i loro assistenti continueranno a tenersi in contatto. Se questo può significare qualcosa, al telefono i due leader hanno fatto ricorso ai rispettivi interpreti, nonostante Putin conosca perfettamente il tedesco, visti i suoi trascorsi in Germania est.
Presa in contropiede, all'iniziativa di Scholz Meloni ha risposto il giorno dopo con una dichiarazione di sostegno all’Ucraina da parte dei Leader G7, di cui la Germania fa parte.
"Su iniziativa del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni", riporta una nota di Palazzo Chigi, "i Leader G7 hanno adottato una dichiarazione di sostegno a Kiev in vista del millesimo giorno dall’inizio della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina:Noi, i leader del Gruppo dei Sette (G7), riaffermiamo il nostro fermo sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Rimaniamo solidali nel contribuire alla sua lotta per la sovranità, la libertà, l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sua ricostruzione. Riconosciamo anche l’impatto dell’aggressione della Russia sulle persone vulnerabili in tutto il mondo.Dopo 1.000 giorni di guerra, riconosciamo l’immensa sofferenza sopportata dal popolo ucraino. Nonostante queste difficoltà, gli ucraini hanno dimostrato una resilienza e una determinazione senza pari nel difendere la propria terra, la propria cultura e il proprio popolo.La Russia resta l’unico ostacolo ad una pace giusta e duratura. Il G7 conferma il proprio impegno a imporre gravi costi alla Russia attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e altre misure efficaci. Restiamo uniti con l’Ucraina".
Considerando le dichiarazioni di Zelensky, la boutade meloniana è sfacciatamente propagandistica, oltre che palesemente inutile, visto che all'atto pratico - sul come sostenere Kiev - non fornisce alcuna dichiarazione. Ma l'ego della premier, è ormai noto, è inversamente proporzionale alle sue dimensioni.
Sul fronte militare, la Russia sfrutta il momento e nella notte ha lanciato un pesante attacco su tutta l'Ucraina, inclusa Kiev, con l'obiettivo di colpire gli impianti energetici in vista dell'inverno.
Sarebbero stati circa 120 i missili e 90 i droni lanciati da Mosca. Zelensky ha affermato su X che le difese aeree ucraine ne hanno abbattuti circa 140.
L’entità dei danni non è ancora chiara. L'erogazione di energia elettrica è stata interrotta in molti quartieri di diverse città, tra cui Kiev, per ragioni precauzionali e ancora non è possibile avere un riscontro dei danni.
La Polonia, Paese membro della Nato, ha annunciato di aver fatto decollare i suoi caccia nel suo spazio aereo come misura precauzionale.
In questo quadro, è evidente a chiunque, vi è il tentativo di salvare la faccia da parte di molti sostenitori del fine guerra solo con la sconfitta della Russia. Adesso, rimane solo da vedere il come questa avverrà.