Lunedì è stato detto al personale dell'USAID di "non presentarsi in ufficio", e quelli che lo hanno non son potuti entrare fuori o non hanno avuto la possibilità di accedere alle loro caselle di posta elettronica o ai sistemi di comunicazione interna, in seguito alla decisione di Donald Trump di sospendere i finanziamenti per gli aiuti esteri degli Stati Uniti per i prossimi 90 giorni. 

La decisione del presidente Donald Trump di rivedere radicalmente gli aiuti esteri statunitensi ha scatenato una crisi senza precedenti nel settore dello sviluppo e dell'assistenza umanitaria. Centinaia di appaltatori si trovano ora in gravi difficoltà finanziarie, con molti che hanno dovuto licenziare personale o affrontare fatture non pagate per milioni di dollari. Infatti, l'attuale amministrazione sembra non voler onorare i contratti già in essere.

Già poche ore dopo il suo insediamento, il 20 gennaio, Trump aveva ordinato una revisione totale degli aiuti esteri, affidando la ristrutturazione dell'USAID a Elon Musk. Quest'ultimo, che aveva definito l'agenzia come un'organizzazione "criminale", ha immediatamente proceduto ad un drastico ridimensionamento. Decine di dipendenti sono stati posti in congedo, centinaia di collaboratori sono stati licenziati e l'agenzia, che tradizionalmente gestisce aiuti per miliardi di dollari in tutto il mondo, è stata smantellata.

Gli ordini di sospensione dei lavori, emessi in modo generalizzato dal Dipartimento di Stato, hanno seminato il panico tra le organizzazioni umanitarie che operavano con USAID. In molti casi, gli appaltatori avevano già anticipato i costi dei progetti in corso, contando sui pagamenti del governo per recuperare gli investimenti. In alcuni casi si tratta di milioni di dollari. 

A finire per strada, pertanto, oltre ai dipendenti di USAID anche quelli di numerose ONG che con l'agenzia avevano contratti e collaborazioni, anche di lungo corso, ancora in essere.

Nel 2023, USAID gestiva 72 miliardi di dollari in aiuti, finanziando anche all'estero programmi cruciali in settori come la salute pubblica, l'accesso all'acqua potabile e la lotta alla corruzione. Questa spesa, inferiore all'1% del bilancio federale, è stata da sempre considerata una leva strategica per rafforzare le alleanze internazionali e contrastare l'influenza di Cina e Russia nei Paesi in via di sviluppo.

La decisione di Trump, tuttavia, ha messo in discussione l'efficacia di tali interventi e ha creato un clima di forte incertezza. Con centinaia di milioni di dollari di fatture in sospeso e numerose aziende sull'orlo del fallimento, molti esperti si chiedono quale sarà il futuro del settore degli aiuti umanitari statunitensi. La revisione forzata e improvvisa non solo ha colpito duramente migliaia di lavoratori, ma ha anche minato la credibilità degli Stati Uniti come leader globale nell'assistenza umanitaria.

Se la situazione non verrà risolta rapidamente, le ripercussioni potrebbero essere gravi, sia per la reputazione internazionale di Washington sia per le popolazioni che dipendono da questi aiuti per la loro sopravvivenza.