Sono una docente dell'Istituto Comprensivo "Massimo Troisi" di San Giorgio a Cremano e intendo esprimere, con la presente, non solo la mia personale indignazione ma anche quella dei miei colleghi, screditati nella loro dignità personale e professionale dalla frase "il generalissimo Guglielmo che gestisce maestre e bambini come soldati del proprio nucleo di addestramento", apparsa in un articolo pubblicato la scorsa settimana.

Ritengo che la frase risulti altrettanto offensiva per i genitori dei nostri alunni che, all'atto dell'iscrizione dei loro figli a scuola, avranno fatto le proprie opportune valutazioni sulle diverse offerte formative del nostro territorio e operata in piena libertà la propria scelta. Premetto che sono in questa scuola da tre anni e che per motivi familiari a breve farò domanda di trasferimento per il Friuli Venezia Giulia.Questo per fugare subito qualsiasi malizioso dubbio di strategie opportunistiche per indorare la Dirigenza.

Sottolineo inoltre, con orgoglio, di avere un documentato trascorso di impegno e militanza pacifista, non violenta e antimilitarista e di essermi sempre ispirata al pensiero di un grande uomo, Partigiano e Presidente della Repubblica, tale Sandro Pertini, che invitava a svuotare gli arsenali della guerra per riempire i granai della pace.

Difficilmente per la mia storia personale mi sarei  adattata a vivere sotto dittatura. Faccio rilevare altresì che ho un'esperienza trentennale di servizio spesa prevalentemente in scuole di frontiera delle aree a rischio (il quartiere di Secondigliano) e che ho rivestito per alcuni anni il ruolo di Vicaria, affiancandomi a diversi Dirigenti Scolastici che si sono prima avvicendati e poi scappati a gambe levate di fronte alle difficoltà legate al fatto di operare in zone con alto tasso di criminalità e di disagio sociale.

Perciò, per puro amore del vero, non posso che apprezzare nel mio attuale Dirigente Scolastico lo spessore culturale del suo background, la sensibilità verso i bambini e l'impegno tenace e sempre profuso per il soddisfacimento dei loro bisogni educativi.Da ciò deriva l'autorevolezza di una leadership condivisa e non di certo un bieco autoritarismo!

Invito pertanto l'autore dell'articolo a porgere pubblicamente le sue scuse perché ha strumentalizzato la questione della refezione per gettare discredito sul lavoro di tante persone, appassionate del loro mestiere, di cui non conosce la storia personale e professionale e che ha giudicato con estrema superficialità e mancanza di rispetto per il gusto becero e pettegolo dell'altrui denigrazione.

"Prima di parlare pensa"... recitano i versi di una nota canzone.    

MARIAGABRIELLA MORANO