In Austria è un po' meno del 65% (sul totale della popolazione) il numero di persone completamente vaccinate, una delle percentuali tra le più basse dell'Europa occidentale. In Italia, ad esempio, la percentuale è di circa 10 punti più alta.

A seguito di ciò, e del fatto che dopo sei mesi la copertura del vaccino anti-Covid inizia a perdere di efficacia, l'andamento del contagio in Austria negli ultimi 7 giorni è di oltre 800 casi ogni 100.000 abitanti.

Quindi, per arginare il diffondersi del virus e per spingere la popolazione a vaccinarsi, mentre le terapie intensive si stanno riempiendo, il Governo austriaco ha scelto una nuova strategia rispetto al lockdown generalizzato.

Così, a partire da lunedì 15 novembre, gli austriaci non vaccinati (nella fascia di età della popolazione vaccinabile) potranno uscire di casa solo per fare cose ritenute essenziali, come andare al lavorare o recarsi a comprare del cibo. In pratica, chi non è vaccinato rimarrà in lockdown... almeno per i prossimi dieci giorni, poi si vedrà.

"Non stiamo facendo questo passo alla leggera, ma purtroppo è necessario", ha dichiarato il cancelliere Alexander Schallenberg.

Durante il fine settimana, centinaia di persone hanno protestato a Vienna  davanti alla cancelleria per affermare il proprio diritto di scelta, che nel caso della pandemia equivale ad ammalarsi o a far ammalare altre persone. 

Dei nove milioni di austriaci sono circa due coloro che non si sono vaccinati e alla vigilia delle misure restrittive messe in atto dal Governo vi è stata una corsa a vaccinarsi.

Come verrà verificato il rispetto delle regole? Con la polizia che effettuerà controlli a campione e multe a partire da 500 euro per coloro che violassero la nuova norma.

Naturalmente, il dibattito sulla costituzionalità di tale scelta è aperto in Austria e non solo, dato che altri Paesi si stanno interrogando, nel caso venisse ritenuto indispensabile, sulla possibilità di replicare tale modello.