"Chiediamo al ministro Tajani di riferire in parlamento su quanto emerso dal servizio di Report sul drammatico fallimento del progetto pilota del Piano Mattei in Kenya".
Questo è quanto hanno dichiarato in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, dopo che il ministro Tajani, interpellato da Report, non aveva risposto alle domande sullo stato di avanzamento del progetto pilota del "Piano Mattei" in Kenya, invitando il giornalista della trasmissione di Rai 3 ad andare a lavorare.
Il fantasmagorico Piano Mattei, finanziato con parte dei soldi destinati alla cooperazione e parte al cambiamento climatico, ha come obiettivo primario quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione sul continente africano, aumentandone le opportunità di guadagno.
A giustificazione del nome, il piano Mattei è in realtà il piano Eni e, di conseguenza, il piano Descalzi che con questa trovata meloniana ha pensato di investire nella produzione di biocarburanti (probabilmente a costi di realizzo). Descalzi ha affidato ad una società terza il compito di creare piantagioni di ricino per la produzione del famoso olio (proprio di questi tempi tornato di moda) alla base della produzione di carburante bio.
Gli agricoltori coinvolti, dopo essere stati convinti ad abbandonare la coltivazione del mais che garantiva loro da vivere in cambio di lautissimi guadagni, hanno avuto una doppia amara sorpresa: la prima è stata la mancanza di frutti (e di guadagni) dalle piante di ricino, la seconda è stata apprendere che le sementi del ricino, a causa della loro tossicità, hanno avvelenato i terreni, così da renderli incoltivali oltre che mortali per il pascolo del bestiame.
In sostanza, un disastro di cui i 5 stelle chiedono conto a Tajani, per sapere anche come intenda porvi rimedio, risarcendo i danni causati alla comunità e all'ecosistema locale.
Queste le spiegazioni al riguardo che Report ha ricevuto da Eni.
Nell'ambito del progetto di produzione di oli vegetali in Kenya sono emerse delle criticità in diverse regioni come quella di Nakuru dove gli alberi di ricino hanno prodotto pochissimi frutti. Cosa è accaduto? È stato dato il corretto supporto ai coltivatori locali? La campagna agricola in Kenya, avviata nel 2022, sino ad ora ha interessato circa 80 mila ettari e 100 mila piccoli agricoltori in oltre 20 contee con un trend in continua crescita. Ad oggi le performance sono in linea con gli obiettivi e registrano un progressivo miglioramento delle rese agricole. La produzione di ricino dell'area di Nakuru, che ha una estensione di circa 3.500 ettari e dove sono stati coinvolti circa 2.700 piccoli agricoltori, è allineata con quella delle altre contee. Su circa 100 ettari della contea di Nakuru, dove sono coinvolti circa 170 agricoltori, è in corso un programma di miglioramento delle produzioni rispetto alla prima campagna grazie alla distribuzione di nuove sementi messe a disposizione da parte dell'aggregatore.
I contratti Eni con gli aggregatori prevedono che questi forniscano supporto agli agricoltori locali nelle attività di produzione. Nei rapporti con i coltivatori locali Eni si è avvalsa della consulenza di un intermediario, la società SAFA. Con quali procedure è stata selezionata la società SAFA e che tipo di incarico ha avuto da Eni? Per sviluppare la filiera del ricino in Kenya, Eni ha adottato un modello di business che prevede l'utilizzo di aggregatori/cooperative private e pubbliche per il coordinamento e la gestione dei piccoli agricoltori locali. SAFA è uno degli aggregatori che opera in diverse contee del Paese ed è stata selezionata in accordo con il processo di qualifica Eni. Il contratto con gli aggregatori prevede la fornitura da parte di Eni delle sementi di ricino per la coltivazione e l'acquisto dei semi prodotti dagli agricoltori.
Eni ha verificato i risultati prodotti dalla società SAFA nella sua attività di intermediazione? SAFA è un aggregatore e non svolge attività di intermediazione. Il contratto tra Eni e SAFA prevede clausole dedicate alla verifica del rispetto dei termini contrattuali.
Eni ha verificato quali sono le reali condizioni dei raccolti nella contea di Nakuru? Eni ha sviluppato ed implementato in Kenya, e quindi anche nella contea di Nakuru, un sistema di tracciabilità e di monitoraggio delle campagne agricole al fine di avere un riscontro puntuale sullo stato di avanzamento delle coltivazioni e, a fine stagione, sulla resa produttiva.