La Commissione Salute delle Regioni ha espresso forti critiche sull’ultima versione del *Piano Strategico-operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria 2025-2029*, redatto dal Ministero della Salute. Il documento, atteso da oltre un anno e mezzo, viene giudicato “eccessivamente discorsivo, ridondante e di difficile consultazione”, con il rischio di comprometterne l’efficacia operativa. Le Regioni chiedono una riscrittura più sintetica e schematica, oltre a modifiche strutturali per garantire chiarezza e concretezza.
Il primo appunto riguarda la forma: il testo è accusato di ripetere concetti già presenti in altri documenti di riferimento, rendendo la consultazione macchinosa. Per questo, la Commissione propone di “stralciare l’Allegato 2”, dedicato alle Azioni Regionali, ritenuto più adatto a un successivo documento attuativo da concordare con le Regioni. Allo stesso modo, si chiede di eliminare l’Allegato 3, che elenca azioni regionali generiche senza definire responsabilità precise.
Altro punto cruciale è l’assenza di una “catena di comando chiara”: il Piano si limiterebbe a enumerare attori potenziali senza stabilire gerarchie decisionali, lasciando troppi aspetti (come la gestione della privacy) a futuri provvedimenti. “Non assume alcun valore decisionale né orientativo per le Regioni”, si legge nella valutazione, rischiando di paralizzare la risposta in caso di emergenza.
La Commissione insiste sulla necessità di approvare, in parallelo al Piano, tre documenti operativi fondamentali per le Regioni:
- La definizione degli scenari d’impatto (tassi di ricovero, terapie intensive, criticità pediatriche);
- Le attività sanitarie differibili ed essenziali;
- Gli standard organici dei dipartimenti di prevenzione e delle strutture coinvolte.
Fino alla loro adozione, le Regioni chiedono che restino in vigore le misure di *preparedness* già attive nei Piani regionali, estese a tutti i potenziali virus pandemici.
Un capitolo delicato riguarda i finanziamenti. La Commissione sollecita specifiche sull’uso delle risorse, soprattutto per rafforzare il personale nelle strutture dedicate alla preparazione pandemica. Senza un potenziamento organico, avvertono, gli sforzi rischiano di rimanere teorici.
Alla luce delle critiche, è stato fissato un incontro tecnico per il 21 maggio tra Ministero, Coordinamento tecnico e Area Prevenzione per ridefinire il testo. Le Regioni chiedono di:
- Rendere il Piano “leggibile” eliminando ridondanze;
- Definire una catena di comando univoca;
- Adeguare i tempi delle Azioni ministeriali (Sezione E) alle esigenze reali;
- Rivedere il ruolo delle Regioni negli allegati, specificando meglio responsabilità e coinvolgimento.
Con quasi due anni di ritardo sull’aggiornamento previsto, il Piano pandemico rischia di arenarsi senza un cambio di passo. Le Regioni sottolineano l’urgenza di un documento snello, operativo e condiviso, che eviti il ripetersi di criticità emerse durante il Covid-19. La palla passa ora al Ministero della Salute: il vertice di maggio sarà un banco di prova cruciale per dimostrare efficienza e capacità di ascolto.