Nella conferenza stampa di fine giornata, il capitano Jamie Frederick della Guardia Costiera degli Stati Uniti ha riassunto le ultime novità sulle operazioni di ricerca del Titan.

L'area in cui operano i soccorritori si è allargata ed è, in superficie, pari a quella del Connecticut, oltre 14mila km², mentre la profondità di quel tratto di mare arriva fino a 4mila metri.

Attualmente sono cinque le unità navali della Guardia Costiera degli Stati Uniti impiegate nelle ricerche del Titan e altre cinque se ne dovrebbero aggiungere nelle prossime 24 ore. Lo stesso per quanto riguarda i ROV (Robotically Operated Vehicle) che operano nelle profondità marine: attualmente ve ne sono due che stanno operando, altri se ne aggiungeranno alle operazioni di ricerca.

Oltre a  questi mezzi vi sono aerei e boe sonar che stanno captando e analizzando qualsiasi sorgente sonora. In mattinata sono stati captati dei suoni, ripetuti, ma indefinibili che hanno fatto sperare i soccorritori. In quell'area si sono concentrate parte delle ricerche, ma senza esito. Finora, non era stato possibile definire la tipologia dei rumori, aspetto su cui stanno lavorando gli esperti, in modo da escludere false piste.

I primi rumori sono stati uditi da un aereo canadese P-3. La Guardia Costiera ha inviato delle squadre per perlustrare l'area. Altri suoni si sono sentiti nelle ore successive, ma non è stato possibile definirne l'origine.

Quello che va ricordato è che il Titan ha un sistema automatico che ogni 15 minuti invia impulsi sonar, ma non sta funzionando dal momento in cui è risultato disperso. Un fatto che non induce ad essere ottimisti. 

A questo va poi aggiunto che le scorte di cibo e acqua a bordo erano scarse, che la temperatura a quelle profondità è intorno a zero gradi e che la scorta di ossigeno a disposizione delle persone a bordo, nel caso il sommergibile sia integro, è ormai limitata a meno di 24 ore.