"Austerità, privatizzazioni e promesse mancate. Meloni mette le mani avanti su una Manovra economica che si annuncia come un salasso per le famiglie italiane.Le parole d'ordine? Rigore, risparmiare su tutto, rispettare ogni vincolo di bilancio, anche se all’appello mancano già 20 miliardi solo per rifinanziare quanto già speso.Le promesse della campagna elettorale sono già tradite e abbandonate, gli investimenti una parola sconosciuta.E infine, ciliegina sulla torta, si riapre la stagione delle privatizzazioni: a chi toccherà questa volta? Porti, Enel, Eni, Poste, Ferrovie dello Stato: riparte la lotteria.Tentano persino di far cassa tagliando ancora milioni alla scuola pubblica, in uno dei Paesi europei che meno spende per l'istruzione, invece di raddoppiare gli investimenti, assumere insegnanti e cancellare le classi pollaio.Insomma, alla fine sul piatto non rimane nulla per stipendi e pensioni, nulla che permetta alle famiglie di arrivare con più serenità alla fine del mese. Nulla per la sanità pubblica in affanno, mentre gli italiani mettono sempre più di tasca loro per curarsi. All’orizzonte solo tagli ai ministeri, che significano tagli ai servizi che gli italiani dovranno pagare di tasca propria. Però l'aumento di 5 miliardi della spesa militare non si discute, né l’enorme voragine da aprire sui conti pubblici col Ponte sullo Stretto.La colpa, un grande mantra della destra di Governo, è di tutti tranne che la loro: governi precedenti, vecchie leggi, i migranti, l’Europa, complotti internazionali.La verità è che non vogliono prendere le risorse da extraprofitti e rendite miliardarie, non sanno dove sbattere la testa e ci stanno condannando al declino, se non proprio al disastro".

Così Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, ha interpretato le anticipazioni di Giorgia Meloni con cui ha indicato la via, anzi il viottolo, che la prossima legge di bilancio dovrà per forza seguire per arrivare alla sua approvazione. 

Cartina di tornasole di quanto la coperta sia corta, ammesso che un coperta esista, sono i post social di Matteo Salvini che, dopo il diktat meloniano ha smesso di pubblicare post di nuove realizzazioni di opere, tagli alle tasse, finanziamenti a pioggia, ecc. La pausa tecnica è dovuta dalla necessità di capire che cosa potrà spremere dalle tasche di Giorgetti, con il placet di Meloni, prima che il segretario della Lega possa tornare a vender l'ottone come se fosse oro. 

E che qualcosa di spendibile in chiave elettorale Salvini vorrà ottenere è cosa certa, visto che dovrà poi utilizzarlo nelle elezioni europee della prossima primavera. Specialmente, in relazione al ponte sullo Stretto che cadrebbe a fagiolo, sposandosi alla perfezione con quell'appuntamento. Ma con quali soldi?

Meloni avrebbe dovuto già iniziare a finanziare ristori e ricostruzione in Emilia - Romagna, ma la regione non ha visto un euro.

Il presidente della regione, Stefano Bonaccini, lo ha ricordato in una intervista al Fatto, affermando che 101 giorni dopo la passerella in stivali da fango di Meloni in Emilia-Romagna i soldi non sono ancora arrivati:

"Cominciano a essere chiare soprattutto due cose. La prima è che dopo oltre tre mesi le risorse stanziate non sono ancora arrivate, segno che il governo ha scelto una procedura al momento poco efficace, come avevamo paventato dall'inizio. La seconda è che una parte consistente dei soldi previsti dal primo decreto rischia di non poter essere spesa per la Romagna".

Anche per questo, la regione ha dato accesso al credito a tasso zero per piccole e medie imprese, con i propri fondi, mentre darà fino a cinquemila euro per ogni auto rottamata (a seguito dell'alluvione), grazie alle donazioni ricevute, visto che in questo caso  non sono previsti rimborsi dallo Stato.

Ma non c'è solo l'alluvione. Da settimane il ministro Fitto va in giro ad illustrare la "visione" che il Governo Meloni ha del PNRR, ma ancora non è stato in grado di dire dove il governo troverà i soldi per i progetti definanziati, oltre a non averci fatto sapere se siano o meno arrivati i soldi della ormai famosissima terza rata che, dopo mesi, a fine luglio ci è stato detto ancora una volta che sarebbero arrivati a breve.

Fin quando e per quanto, Meloni e soci, riusciranno a ricorrere alla propaganda per far credere a chi li ha votati che quello che loro non riescono a fare è sempre colpa di altri?