Come i sondaggi avevano anticipato, Giuseppe Sala sarà il candidato del centrosinistra alla carica di sindaco di Milano alle prossime elezioni amministrative.

La vittoria di Sala è netta, con il suo 42% dei voti ha un vantaggio di 8 punti rispetto all'attuale vicesindaco Francesca Balzani, arrivata seconda. Come in una qualsiasi competizione elettorale all'interno di una stessa coalizione, la vittoria di un candidato dovrebbe essere accettata sportivamente dagli altri candidati in lizza e così è stato, almeno di facciata, tanto che gli sconfitti hanno dato la loro disponibilità a lavorare per la vittoria di Sala.

Ma dietro le quinte l'atmosfera è così serena? Da quando Matteo Renzi è diventato segretario del PD, la domanda su cosa sia adesso il PD trova una risposta sempre più certa nei provvedimenti che, di volta in volta, il governo licenzia. Al di là dela loro efficacia, le cosiddette riforme renziane hanno il pregio o il difetto, dipende dal punto di vista, di non avere niente che possa essere definito di sinistra.

Quindi, oggettivamente, al di là dell'etichetta che uno si voglia assegnare, oggi pare azzardato definire il PD un partito che possa rappresentare, anche  vagamente, le istanze sociali della sinistra. Questo è quanto accade a livello nazionale.
E allora, a livello locale si può far finta di niente? Le alleanze che in Parlamento non esistono più, posso esistere a livello regionale o a livello comunale?

A Milano hanno dato una risposta positiva a tale domanda, ma adesso che le primarie si sono concluse con la vittoria del candidato appoggiato da Renzi, gli altri candidati, per il momento non in pubblico, hanno già iniziato a chiedersi in che modo potranno dare il loro supporto ad un Sala che con la sinistra  non ha niente a che vedere.
Inoltre, c'è anche un altro aspetto che agita il dopo primarie. Mentre  Iannetta ha preso pochi voti, la somma dei voti pari al 57% del totale di Majorino e Balzani, i due veri candidati di sinistra, è ben al di sopra di quanto ha raccolto Sala. Quindi, si fa strada il rammarico, se non la rabbia, per aver sprecato un'occasione dividendo l'elettorato che in passato aveva scelto Pisapia ed oggi si è ritrovato vincente sulla carta, ma perdente nei fatti. Che conseguenze avrà tutto ciò nei rapporti tra Balzani e Majorino?

Cosa accadrà nelle prossime settimane lo scopriremo presto. Però, primarie a parte, potrà l'elettorato di sinistra votare un candidato che per il Comune di Milano ha lavorato a stretto contatto con la berlusconiana Moratti e che è stato eletto per aver gestito, in seconda battuta, una manifestazione il cui successo è stato sancito a prescindere prima di conoscere i risultati reali?