Noi lavoreremo molto per l'uscita de “Il Riformista” che è prevista per mercoledì 3 maggio. Mostreremo la prima copia nella trasmissione “Cinque Minuti”, di Bruno Vespa, alle 20.30 di martedì 2. 
E dalla settimana prossima sarà possibile fare gli abbonamenti per ricevere il giornale non solo via email ma anche via whatsapp. Aumenterà anche la diffusione nelle edicole.Intanto vi mostro qui in anteprima la nuova testata.

Vi convince? Spero di sì. Ma soprattutto spero che vi convincano i contenuti, perché è su quello che vogliamo fare la differenza.

E in attesa di presentare il suo nuovo giornale, frutto della sua nuova ulteriore attività professionale, Matteo Renzi rilascia interviste dove dà lezioni di politica, economia e quant'altro, oltre, naturalmente, a pubblicizzare il suo parto editoriale. 

Così, ad esempio, ha risposto in proposito alle "puntute e pungenti" (tranquilli, è ironia allo stato puro) domande di Stefano Cappellini che lo ha intervistato per Repubblica:

3 maggio parte l'avventura da direttore del Riformista. Non si sente in conflitto di interessi?«Una barzelletta, nessuno ha mai accusato i parlamentari che hanno fatto il direttore di giornale prima di me».

Vero che vuole fare soprattutto interviste? Se potesse scegliere?«Facile dire Biden o Xi. Ma vorrei fare soprattutto interviste fuori dalla politica, la preside che ha salvato la ragazzina indiana dalle nozze forzate a Bologna o Alessandro Baricco dieci anni dopo il discorso alla Leopolda. Il giornale non sarà il gazzettino di Iv».

Immagini di intervistare un suo collega. Cosa chiederebbe a Meloni?«Quante ore riesci a dormire di notte, Giorgia? Ho l'impressione che la premier stia lavorando troppo, caricandosi anche responsabilità che dovrebbe far gestire ai collaboratori». A Conte? «Hai una idea in cui credi davvero, Giuseppe?».

L'Unità, con la quale lei condivide l'editore, torna in edicola ma senza i suoi giornalisti. Non si sente responsabile per quel fallimento? «Assolutamente no. Quando io sono arrivato al Pd c'erano milioni di debiti delle gestioni precedenti e l'Unità era chiusa. Abbiamo provato a riportarla in edicola, non ce l'abbiamo fatta».

L'impressione è che lei abbia uno zoccolo duro di sostenitori ma anche che sconti l'ostilità, da destra e da sinistra, di tutti gli altri. È d'accordo?«Sì. Però ho imparato ad accettare l'idea, ormai. E comunque in Aula avverto il rispetto dei colleghi, anche di chi mi odia, anzi soprattutto di chi mi odia. Sarà che forse invecchio e ho quasi cinquant'anni ma se è vero che non sono più popolare come dieci anni fa, e non lo sarò mai più, è anche vero che vivo molto bene questa stagione della mia vita. Quando mi provocano dicendo "sei finito" è allora che mi metto in gioco più volentieri. Ho fatto la maratona di Milano in 3 ore e 58 perché mi avevano detto che non sarei mai stato sotto le quattro ore».

Molti credono che sia solo questione di tempo prima che lei cambi mestiere. Se non è così, che ambizioni può avere un ex premier?«Più che presidente del Consiglio dei ministri, che cosa puoi fare? Nulla, è vero. Però puoi fare scuole di formazione e alla fine anche dare una mano non più da centravanti ma da centrocampista. Nella mia vita politica ho vinto tanto, ma non ho mai imparato tanto come quando ho perso. Quando quelli che prima mi adulavano hanno iniziato a far finta di non conoscermi. Lì sono cresciuto, ho capito che si può stare in politica anche semplicemente portando idee e non ambizioni».


Non a caso i suoi compagni di liceo lo avevano soprannominato "i' bomba". Matteo Renzi, ripercorrendo le orme del padre putativo Sivio Berlusconi, in base a quello che dice dà l'idea di essere affetto da egocentrismo ipertrofico che in psicologia verrebbe descritto come disturbo narcisistico di personalità, caratterizzato da una preoccupazione eccessiva per il proprio potere, prestigio e successo, una mancanza di empatia per gli altri e un desiderio di attenzione e ammirazione costante.

Se l'Italia fosse un Paese normale una persona simile sarebbe oggetto dell'attenzione dei propri cari che avrebbero chiesto pareri a psicologi e psichiatri per avere rassicurazioni sul suo stato di salute... mentale. Ma l'Italia, non essendo un Paese normale, personaggi simili li prende sul serio, li vota e, nonostante abbiano dimostrato la loro assoluta inaffidabilità, continua pure a dargli credito.

Si parla dell'Italia che conta, che gestisce o dialoga con il potere e cerca di trarne il massimo del profitto, permettendo a una persona che trae vantaggio da un vomitevole conflitto d'interessi, alimentato dalla sua mancanza di qualsiasi valore etico, di continuare a sfruttare la situazione.

Rivestendo l'incarico pubblico di senatore della Repubblica, a Renzi gli è stato così regalato un nuovo mestiere, quello di direttore editoriale di un giornale, incarico che si andrà a sommare a quello di scrittore, conferenziere, consulente, consigliere d'amministrazione e chi più ne ha più ne metta.

Anche un bimbo dell'asilo capirebbe quanto sia inopportuno che un parlamentare agisca in barba a ciò che in qualsiasi altra nazione (normale) è assolutamente e logicamente vietato. Ma in Italia non c'è divieto e Renzi dichiara che proprio per questo lui agisce e continuerà ad agire... in barba a qualsiasi valore etico. Infatti, essendo un legislatore, lui dovrebbe normare tale evidente anomalia del nostro sistema parlamentare. Ma lui, invece, non dice di volerlo fare e ai suoi incarichi ne aggiunge altri... sena soluzione di continuità.

In passato, i politici facevano i direttori di giornale, ma di quotidiani di partito e non era certo uno scandalo. Oggi Renzi fa il direttore di un giornale che non leggerà nessuno e che nessuno acquisterà... Lo sa benissimo il suo editore. Nonostante ciò, le "boutade" che pubblicherà verranno riprese dai media e sulle tv e consentiranno a Renzi di farsi propaganda, mentre chi lo finanzia continuerà a partecipare a bandi per forniture pubbliche di decine e decine di milioni di euro, nonostante un processo in corso su una fornitura Consip dove Romeo (l'editore) è imputato insieme a Renzi (padre). A pensar male si fa peccato, ma..

Nonostante ciò, Matteo Renzi continuerà nel suo mestiere di "trasformista", vestendo la giacca appropriata a seconda dell'occasione, e pretendendo pure di essere preso sul serio... nonostante tutto.

A tutto c'è un limite, ma evidentemente non in Italia.