Rappresentano il 69,3% della forza lavoro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), eppure ai piani alti la loro presenza si riduce drasticamente. Sono le 458.685 donne impiegate a tempo indeterminato nel sistema sanitario italiano, protagoniste di un’evoluzione demografica che sta ridisegnando il settore. Nonostante il Ministero della Salute riconosca il loro ruolo chiave nel migliorare qualità e sicurezza delle cure, il percorso verso le posizioni di comando rimane ostico, rivelando un divario di genere ancora profondo.
I dati del focus 2022 del Ministero della Salute dipingono un quadro chiaro: le donne sono la spina dorsale del SSN. Dal 2010 a oggi, la loro presenza è cresciuta costantemente, passando dal 64% al 69,3%. La distribuzione per ruoli conferma questa tendenza:
- 72,7% nel personale amministrativo.
- 70,2% in quello sanitario (medici, infermieri, ecc.).
- 64,5% nel ruolo tecnico.
- Solo 26,7% nelle professioni specialistiche (ad esempio, aree tecnico-scientifiche).
«La crescente presenza femminile», sottolinea il Ministero, «contribuisce a un approccio innovativo alle cure, migliorando gradimento e sicurezza dei pazienti». Un progresso, però, che non si riflette nelle stanze dei bottoni.
Nonostante la predominanza numerica, le donne faticano a raggiungere ruoli direttivi:
- Medicina: Solo il 21,1% delle donne dirige una struttura complessa (contro il 78,9% degli uomini) e il 38,2% una struttura semplice. Tra i veterinari, la percentuale crolla al 7,7%.
- Odontoiatria: Le donne alla guida di reparti sono il 33,3%.
- Dirigenza non medica: Qualche eccezione positiva emerge tra i dirigenti sanitari non medici, dove le donne sono il 60,1%, e in ambito amministrativo (54,2%) e delle professioni sanitarie (53,9%).
Numeri che, tuttavia, appaiono modesti se confrontati con la sovrarappresentazione femminile nel settore. Come evidenzia un rapporto FIASO, «anche dove le donne guidano, raramente la loro presenza riflette quella complessiva nella forza lavoro».
Gli ultimi dati FIASO aggiungono un tassello preoccupante: le donne ai vertici di ASL e ospedali sono scese dal 34,3% al 33% dal 2024, invertendo una tendenza positiva durata anni. Un segnale che rivela criticità strutturali, dalle promozioni basate su logiche non trasparenti alla mancanza di sostegni per conciliare carriera e vita familiare.
Il SSN non può fare a meno delle donne, ma deve garantirne l’accesso equo al potere. Servono interventi concreti: criteri di avanzamento chiari, mentorship per le professioniste e politiche di welfare che riducano il peso del lavoro di cura, ancora sbilanciato sulle donne.
«Il SSN fonda la sua forza sul personale», conclude il Ministero. Ma quella forza resterà a metà finché le donne continueranno a essere escluse dai luoghi dove si decidono le sorti della sanità italiana.
Fonte: Dati Ministero della Salute 2022, Conto Annuale IGOP, Rapporto FIASO.