Donald Trump ha nuovamente lanciato i suoi strali contro Jerome Powell, governatore della Federal Reserve, definendolo sempre troppo in ritardo e auspicandone il licenziamento quanto prima.

In un post pubblicato su Truth Social, Trump ha criticato la decisione della Fed di mantenere invariati i tassi di interesse, contrapponendola a quella della Banca Centrale Europea (BCE), che invece oggi ha tagliato il tasso di riferimento dal 2,5% al 2,25% – il settimo ribasso dall'inizio dell'anno.

"Powell avrebbe dovuto agire molto tempo fa. Il licenziamento non può arrivare abbastanza in fretta", ha scritto Trump, aggiungendo che gli Stati Uniti si starebbero "arricchendo con i dazi", nonostante le tensioni economiche generate dalle sue stesse politiche commerciali.  

Il rapporto tra Trump e Powell, già teso da anni, si è ulteriormente deteriorato. Nominato da Trump nel 2017, Powell è stato riconfermato nel 2022 da Joe Biden, con un mandato che scadrà nel 2026. Il presidente repubblicano ha spesso accusato la Fed di non sostenere la crescita economica attraverso il taglio dei tassi, nonostante l'inflazione sia oggi vicina al target del 2% e la disoccupazione ai minimi storici. Tuttavia, secondo molti analisti, sono proprio i dazi imposti da Trump su beni cinesi ed europei ad aver creato incertezza, rallentando gli investimenti e aumentando i rischi di recessione.  

Intervenendo ad un evento all'Economic Club di Chicago, Powell ha ribadito l'indipendenza della Fed da pressioni politiche: "Le nostre decisioni si basano esclusivamente su ciò che è meglio per gli americani. Non saremo mai influenzati da fattori estranei". Ha inoltre ricordato che, per legge, i vertici della Fed non possono essere rimossi senza "giusta causa", garantendo una governance autonoma. "Il Congresso potrebbe modificare questa legge, ma l'indipendenza della Fed gode di ampio sostegno bipartisan", ha sottolineato.  

Mentre Trump attribuisce a Powell la responsabilità di un'ipotetica stagnazione, molti economisti evidenziano come siano invece i dazi a contribuire a destabilizzare l'economia. Le tensioni commerciali hanno infatti generato rincari per le imprese, pressioni inflazionistiche e incertezza nei mercati, complicando il compito della Fed di bilanciare stabilità dei prezzi e occupazione. 

Nonostante le minacce di Trump, il licenziamento di Powell appare improbabile. La legge federale protegge il governatore della Fed, che può essere rimosso solo per "inefficienza, negligenza o malfunzionamento". Anche se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca nel 2024, difficilmente potrebbe agire senza un sostegno bipartisan del Congresso, attualmente diviso. Intanto, la BCE prosegue con una politica monetaria accomodante, mentre Powell mantiene una linea cauta, sottolineando che "l'unico obiettivo è servire il bene pubblico".