Un mese fa crollava il ponte Morandi e Genova alle 11:36 si è fermata, per ricordare il disastro che ha colpito e sta colpendo tuttora la città, al suono delle campane e delle sirene delle navi, scendendo in strada in un abbraccio reale in piazza De Ferrari.

Il presidente della Repubblica non ha mancato di inviare un messaggio alla città per ricordare la tragedia. Oltre al cordoglio e al ringraziamento per chi ha portato aiuto, Mattarella ha ricordato che bisogna far presto per far tornare la città alla sua normalità.

«Ricostruire è un dovere. Ritrovare la normalità una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza. Con unità di intenti e visione lungimirante.
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Genova non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti».


Ieri pomeriggio, il Consiglio dei Ministri si è riunito alle 17.20 per discutere, tra l'altro, delle necessità urgenti di Genova.

Quali sono state le decisioni prese?

Il premier Conte ha approvato un decreto legge per velocizzare le operazioni di demolizione e ricostruzione del ponte Morandi, per "sostenere" persone e aziende danneggiate dal crollo, consentire una rapida ripresa delle attività e ripristinare l'uso dei servizi pubblici e delle infrastrutture.

Nello stesso decreto sono state approvate anche misure per i terremotati del centro Italia e dell'isola di Ischia, per ulteriori misure a loro supporto definite "indifferibili ed urgenti".

Per ultimo, nel decreto, "per uscire dalla logica emergenziale", sono state approvate norme "con finalità di prevenzione, volte al monitoraggio delle infrastrutture a rischio".

Nel decreto, il Governo ha anche "istituito la figura di un Commissario straordinario per consentire di procedere alla celere ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, nonché per attuare ogni misura idonea a superare le conseguenze degli eventi dannosi".


Tutto bene dunque? Non tanto, perché come confermato dalle parole pubblicate nel comunicato dallo stesso esecutivo, sarà il Commissario a dover gestire la macchina della ricostruzione. Il problema, però, sta nel fatto che il Governo, ieri, si è dimenticato di nominarlo.

Un fatto tecnico? No, un fatto politico, perché Lega e 5 Stelle non si sono trovati d'accordo sul nome, perché, evidentemente, non sono neppure d'accordo sul chi e sul come relativi alla ricostruzione del ponte sul Polcevera.

Questa mattina, ad Agorà su Rai3, il ministro delle Infrastrutture DaniloToninelli ha cercato di gettare acqua sul fuoco dichiarando che il decreto approvato ieri è stato condiviso dal Governo e di non preoccuparsi tanto del nome del Commissario, perché "ciò che conta non è chi fa, ma cosa viene fatto".

Quando sapremo allora il nome del Commissario? "Entro 15 giorni", ha detto Toninelli. Il tempo che Lega e 5 Stelle riescano a trovare un punto d'incontro mentre, nel frattempo, si azzufferanno sui contenuti della legge di bilancio.

Però, in base alle promesse fatte, si è detto che Genova sarà dotata di un nuovo ponte entro la fine del 2019. Intanto si è già in ritardo di due settimane.