Dopo mesi di scontri, rinvii e trattative tra Ministero della Salute e Regioni, è finalmente pronta la nuova bozza del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che regola nel dettaglio le modalità operative con cui lo Stato potrà intervenire al posto delle Regioni inadempienti nella lotta contro le liste d'attesa sanitarie. Un testo atteso da tempo, che dà finalmente applicazione concreta all’art. 2, comma 6, del DL 73/2024, approvato ormai un anno fa.


Un lungo braccio di ferro politico

La prima versione del decreto era stata respinta dalle Regioni, con la conseguente rottura del confronto in Conferenza Stato-Regioni. Solo in seguito a nuove interlocuzioni, grazie ai colloqui del Presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga con la Premier Giorgia Meloni e il Ministro della Salute Orazio Schillaci, si è riusciti a sbloccare la situazione. La nuova bozza ha ricevuto l’assenso degli assessori regionali alla Salute — seppur con qualche modifica — e sarà ora sottoposta all’approvazione definitiva dei presidenti di Regione. L’ok in sede di Conferenza Stato-Regioni potrebbe arrivare già nelle prossime ore o, al più tardi, entro la prossima settimana.


Cosa prevede il DPCM

Il DPCM interviene su vari fronti, ma ruota attorno a un principio chiave: lo Stato centrale può esercitare i cosiddetti poteri sostitutivi quando le Regioni non rispettano gli obblighi fissati per abbattere le liste d’attesa, nel quadro di un rapporto di leale collaborazione.

Articolo 1 – Finalità
Il decreto punta a disciplinare in modo trasparente ed efficace l’attivazione dell’intervento statale nei confronti delle Regioni inadempienti.

Articolo 2 – Ambito di applicazione e funzioni
L’intervento sostitutivo scatterà in due casi principali:

  • Mancata nomina, nei termini stabiliti, del Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (RUAS).
  • Mancata attuazione da parte della Regione o del RUAS delle misure per la riduzione delle liste d’attesa.

In tali casi, l’Organismo di verifica e controllo nominato dal Ministero della Salute assumerà temporaneamente le funzioni regionali, con gli stessi poteri e limiti. Quando la situazione sarà sanata, le competenze torneranno alla Regione.
Per alcune situazioni, il potere sostitutivo scatterà solo dopo 180 giorni dall’entrata in vigore del DPCM, concedendo così alle Regioni un ulteriore margine di tempo.

Articolo 3 – Modalità operative per l’attivazione del potere sostitutivo
Il meccanismo potrà attivarsi su:

  • iniziativa autonoma dell’Organismo di controllo;
  • segnalazione delle Direzioni ministeriali.

Le tappe operative sono precise:

  • Contestazione formale inviata alla Regione e al Ministero, con 30 giorni per rispondere.
  • Se la risposta è assente o insufficiente, la Regione avrà ulteriori 60-90 giorni per sanare la situazione.

In caso di ulteriore inadempienza, l’Organismo potrà intervenire direttamente, adottando i provvedimenti necessari o indicando alla Regione cosa fare, vigilando poi sull’attuazione.

Se la Regione non nomina il RUAS entro 90 giorni, sarà l’Organismo a farlo, scegliendo il Direttore regionale della sanità.
L’Organismo potrà utilizzare strutture e personale regionali per eseguire gli atti sostitutivi, ma tutte le spese resteranno a carico della Regione inadempiente.

Verranno redatte relazioni dettagliate su ogni intervento, da inviare alla Regione stessa e al Ministero, con l’indicazione puntuale di tutte le attività svolte, i professionisti coinvolti, i costi sostenuti e i provvedimenti adottati.

Infine, entro il 10 gennaio di ogni anno, l’Organismo dovrà trasmettere al Ministro della Salute una relazione complessiva sulle attività sostitutive svolte.

Articolo 4 – Clausola finanziaria
Il decreto chiarisce che non ci saranno nuovi oneri per la finanza pubblica: tutte le attività dovranno essere svolte utilizzando risorse già disponibili.


Con questo DPCM, il Governo si dota finalmente di uno strumento concreto per intervenire quando le Regioni non riescono a garantire i tempi minimi di attesa previsti per visite, esami e prestazioni sanitarie. Un passaggio delicato e destinato a far discutere ancora, ma che punta a mettere fine al caos e alle disuguaglianze territoriali che da anni penalizzano milioni di cittadini.